Sono 19 milioni i cittadini e/o soggetti residenti in Italia (precisamente 16 milioni di persone fisiche e tre di società e altri soggetti giuridici) che al momento hanno almeno una cartella esattoriale (comprese le sanzioni non pagate).
Così riferisce il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, parlando in occasione del Festival internazionale dell’economia, rivendicando il lavoro svolto per individuare e combattere il fenomeno dell’evasione fiscale. Lo strumento principe viene individuato nell’azione amministrativa, piuttosto che in quella penale (le “manette agli evasori”), inducendo i disonesti a onorare il loro debito per “ripagare la società”. Se pagare imposte e tasse è un dovere giuridico e sociale allo stesso tempo, e su questo nessuno discute, così come siamo tutti d’accordo sul fatto che l’evasione, iniquità a parte, dia luogo a fenomeni distorsivi della concorrenza e del mercato, scaricando il peso tributario sui “soliti noti” (come pensionati e lavoratori dipendenti), depauperando importanti risorse destinate a settori vitali come la sanità e i servizi pubblici, la questione della tenuta ed equità complessiva della pressione fiscale in Italia rimane di stretta attualità, visto che, secondo alcune stime, tra balzelli nazionali e locali, finirebbe per sfiorare il 43 per cento. Chiaramente compito degli uffici amministrativi e degli organi dello Stato è quello di garantire l’attuazione e il rispetto delle norme in vigore, ma escludere del tutto tali valutazioni – di competenza della sede politica – si presta tradizionalmente ad errori e strumentalizzazioni, ivi comprese quelle di coloro che vi trovano un alibi per sottrarsi agli obblighi tributari. Basterebbe, a tale ultimo riguardo, rammentare – come fa lo stesso numero uno dell’agenzia fiscale – che la stragrande maggioranza dei crediti iscritti a ruolo non è riscuotibile, e che solo 3 milioni degli interessati hanno aderito alle diverse iniziative di recupero (come le rottamazioni e lo stralcio), consentendo di ricavare appena 20 milioni di euro rispetto ad un mare magnum di 1.100 miliardi complessivi. Ben vengano le semplificazioni (per l’anno prossimo si parla già della precompilata IVA), che servono non solo ad agevolare il lavoro degli uffici, ma soprattutto a migliorare ed accrescere la fiducia nei rapporti con l’Amministrazione finanziaria.
di Paolo Arigotti