Il settore turistico è quello maggiormente colpito dalla pandemia, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Infatti, i Paesi che hanno adottato restrizioni al fine di limitare il contagio sono stati numerosi, la ripresa del turismo sarà lenta. L’Organizzazione mondiale per il turismo ha previsto per il 2020 un decremento dei flussi internazionali del 58%, se la ripartenza avverrà a luglio e al 78%, se il comparto si riavvierà a dicembre 2020.
Questo sta causando uno scenario che mai è stato immaginato e gli operatori turistici devono fare i conti con questa nuova realtà.
L’ancora di salvezza in questo periodo, sia in Europa che in Italia si pone nei flussi domestici, forse un po’ dimenticati nelle strategie economiche, perché tutti coinvolti nella globalizzazione, ma come detto, la pandemia ha colpito duro questo settore, che deve comunque prendere urgentemente i suoi provvedimenti.
Gli italiani comunque, dopo tanti mesi di chiusura forzata, hanno voglia di uscire e il settore turistico, che ormai è tornato nelle condizioni del dopoguerra, li accoglie a braccia aperte: il sistema turistico nazionale ha cambiato il suo focus verso le Regioni, rispetto ai mercati europei e internazionali come Cina, Stati Uniti o Medio Oriente.
Con l’avvio della Fase 2 la nuova data è stata quella del 3 giugno e il turismo nostrano vede una nuova concreta possibilità, ma ora bisogna vedere quanti italiani, colpiti duramente dal punto di vista economico, rispondano concretamente alla riapertura, soprattutto in questo periodo che si devono pagare anche le tasse e non ci sono stati sconti da questo punto di vista da parte del Governo, che perlomeno avrebbe dovuto rinviare il pagamento dell’IMU. Per avere comunque un quadro completo delle possibilità vediamo i dati emessi dall’ISTAT per quanto riguarda la ripresa turistica.
In Aprile l’ISTAT ha pubblicato un atto denominato Turismo mancato per il COVID-19, in questo documento ad un certo punto si legge che sono venuti a mancare 10 miliardi di euro da parte degli stranieri tra marzo e maggio, cita quindi, come indicazione, i dati dell’indagine del Turismo Internazionale della Banca d’Italia:“nel 2019, la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in Italia ammontava a circa 44,3 miliardi euro; al suo interno la componente più consistente è quella per i servizi di alloggio, che ne rappresenta circa la metà, seguono la ristorazione con oltre un quinto del totale e, con quote inferiori, lo shopping e il trasporto. Considerando il solo trimestre marzo-maggio del 2019, tale componente è risultata pari a 9,4 miliardi di euro. Quest’anno, nello stesso periodo, la quasi totalità del normale flusso di spesa effettuato da viaggiatori stranieri è destinato a risultare nullo. L’importanza della clientela straniera in questo periodo dell’anno è confermata anche dai dati di flusso della spesa turistica annua nella situazione pre-crisi: essi mostrano, tra marzo e maggio, un’incidenza della componente straniera (circa il 21,4% del totale annuo) significativamente più elevata di quella domestica (vicina al 16% sulla base di stime tratte dall’indagine su Viaggi e Vacanze)”.
Per quanto riguarda il turismo italiano, sono state riprese a campione le Regioni con più residenti espressi in milioni di abitanti, che insieme costituiscono il 52% della popolazione italiana:
- Lombardia 10 milioni,
- Lazio 5,9 milioni,
- Campania 5,8,
- Sicilia 5 milioni
- Veneto 4,2 milioni
L’Istat ha ripreso anche come parametro le differenze della propensione ai viaggi, non inserendo però le differenze a livello regionale, ma dividendo l’Italia tra Centro, Nord e Sud.
E’ stato rilevato che nel Nord-Est si registra un dato di 1,8 milioni, al Centro di 1,5 e al Nord Ovest di 1,3, mentre al Sud 0,6 e nelle Isole 0,5 i dati sono molto contenuti.
E’ stato rilevato che le Regioni, Lazio, Campania e Sicilia prediligono come destinazione il proprio ambito regionale di residenza, visto che hanno un affaccio sul mare, che costituisce un elemento importante per il turismo domestico (i prezzi delle case in affitto sono comunque notevolmente aumentati, quasi richieste impossibili per chi deve contemporaneamente pagare le tasse n.d.r).
In tutto questo bisogna anche tener conto degli obblighi sanitari disposti a causa del COVID-19 che alberghi, servizi di spiaggia, ristorazioni, musei e altre attività legate al turismo devono necessariamente ottemperare. Ovviamente anche questo aspetto comporta notevoli spese per gli operatori del settore, quindi alle normali spese affrontate fino agli scorsi anni, il settore turistico si ritrova ad avere spese extra per la sicurezza sanitaria.Cosa fa il Governo in tutto questo? A maggio Di Maio ha detto no ai corridoi turistici.
Nel frattempo l’Europa si è espressa mediante il “corridoio Merkel anti Covid”, in cui sono coinvolte le nazioni Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovenia e Croazia, per portare al mare i turisti escludendo l’Italia. L’opposizione al Governo, mediante la Lega ha proposto di incentivare il turismo verso il Mezzogiorno d’Italia, utilizzando i fondi di coesione liberati dall’UE e già utilizzati dal Mezzogiorno per accogliere i turisti in estate.
Due notizie in più:
- l’ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo – che attua le politiche di promozione dell’immagine turistica dell’Italia e di supporto alla commercializzazione dei prodotti turistici italiani nel mondo ed è riferimento per azioni mirate in ambito comunitario ed internazionale, ogni settimana emette un bollettino sul turismo: secondo l’Ente, l’Italia, potrebbe essere ancora la meta preferita di alcuni stranieri, nonostante il Covid, anche per la posizione geografica. Soffriranno secondo l’ENIT le grandi città d’arte, il problema non è la domanda, ma la libertà di spostamento, infatti, solo da poco è consentito lo spostamento fra le Regioni, la confusione regna sovrana, comunque, l’ENIT nel bollettino n.1 di maggio 2020 ha annunciato che attraverso il suo Ufficio Studi sta esaminando l’andamento delle prenotazioni da parte dei turisti italiani, attraverso il monitoraggio presso un campione significativo della popolazione (almeno 4.000 casi per wave) individuando le dinamiche di prenotazione delle destinazioni ed i comportamenti turistici, distinguendo tra vacanzieri che scelgono le strutture ricettive e coloro che utilizzano le abitazioni private. Inoltre, lo studio consentirà di verificare le tematiche d’immaginario e le aspettative verso la vacanza in Italia e di suoi cambiamenti a seguito del Coronavirus.
- Secondo un’indagine realizzata da Demoskopika, gruppo italiano per le ricerche di opinione e di mercato per il Comune di Siena, in esclusiva per Ansa che ha coinvolto un campione di 1.539 cittadini intervistati tra il 18 e il 25 maggio scorsi.
La chiusura forzata ha avuto un risvolto psicologico da post epidemia sanitaria, che ha inciso sui consumi turistici degli italiani. Ben 4 su 10 optano per soluzioni ricettive ritenute “più sicure”: appartamento preso in affitto (18,9%), casa di proprietà della famiglia (17,4%) oppure ospite di parenti o amici (5,2%).
L’identikit del turista post Covid-19 rileva che è lavoratore dipendente, di età compresa tra i 36 e i 64 anni, con un reddito annuale superiore a 40 mila euro, preferibilmente laureato e tanta voglia di stare in famiglia. Opta per una vacanza in Italia di 1 o 2 settimane, meglio se al mare nel mese di agosto, in coppia o in famiglia, pernottando in una casa di proprietà o presa in affitto ma non disdegnando, in alternativa, l’albergo o il villaggio turistico. Per vivere una vacanza sicura non ha dubbi: osservare le norme di distanziamento sociale e regolare l’afflusso di persone.
Purtroppo, sicuramente l’Italia subirà comunque una regressione, nonostante gli sforzi di tutti gli operatori del settore.
Il popolo italiano comunque è un ottimista e ha dimostrato, anche nella ricostruzione del dopoguerra, di avere risorse da vendere. Speriamo sia così anche per queste nuove generazioni.
di Francesca Caracò