La Chimera, il nuovo lungometraggio di Alice Rohrwacher

Il film “La Chimera” di Alice Rohrwacher si distingue nel panorama della distribuzione cinematografica attuale per l’ambientazione, i temi trattati, la tecnica registica.

Siamo in terra etrusca: Arthur, il protagonista, è un inglese appena uscito dal carcere.

Sta tornando a casa, a Riparbella, un piccolo paese toscano che ha dovuto lasciare a causa dell’arresto per scavi archeologici abusivi e commercio clandestino di reperti.

Arthur sembra in effetti un esploratore romantico di quelli che animarono il Grand Tour tra il XVIII e il XIX secolo alla scoperta delle antichità d’Europa.

Personaggio inquietante, impenetrabile, altissimo nel suo vestito bianco-panna, sempre più macchiato di fango, parla un italiano improbabile ed ha un potere: riesce a percepire il vuoto sotterraneo come un rabdomante.

Questo dono lo rende sempre più appassionato in una ricerca archeologica condita di avidità, in collaborazione con una banda di tombaroli che sta aspettando il suo ritorno dalla galera, per continuare a trovare e vendere vasi, oggetti e sculture appartenenti a corredi funebri di sepolture sotterranee etrusche.

Arthur, interpretato dall’attore Josh O’Connor, è accompagnato dall’angoscia della continua ricerca di Beniamina, la sua fidanzata perduta, probabilmente defunta.

Egli la segue con la forza disperata di Orfeo, che voleva indietro la sua Euridice dall’oscurità degli inferi. 

Ad aspettare il ritorno di Arthur c’è anche Flora, personaggio interpretato da Isabella Rossellini, madre di Beniamina.

Con lei c’è una giovane di origine brasiliana a cui Flora insegna canto e che le fa da serva.

La figlia Beniamina, che con Arthur aveva una relazione, è ormai sparita da molto tempo.

Spunti, intuizioni, elementi quasi magici e vere e proprie visioni contribuiscono a fare di questo film una chimera, essere mitologico indefinito e inquietante.

L’accorgimento registico più suggestivo è il rovesciamento di prospettiva, che invita a una lettura sottosopra della storia. 

Si manifesta così un sottoterra silenzioso, sovrastato da un cielo solcato da quegli stormi di uccelli che un tempo ispiravano gli uomini dell’antichità, interpreti dei loro movimenti in grado di predire il futuro e la volontà divina. 

Sublime e mistica irrompe infine la voce di Franco Battiato: gli uccelli cambiano le prospettive al mondo, con voli imprevedibili, traiettorie impercettibili, codici di geometria esistenziale.

Mostri di cemento armato e centrali elettriche restano ad animare i contrasti drammatici in una terra che nasconde tesori ancora misteriosamente celati.

Arthur cerca e sogna Beniamina, la sua donna perduta…

La natura, grande protagonista del film, cela, protegge e insegna mostrando tutti i limiti di un inesistente potere dell’uomo.

di Maria Cristina Zitelli