I dati sulle presenze nelle strutture ricettive riferite ai primi undici mesi del 2021 sono impietosi: 146 milioni in meno rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019 (con un calo percentuale del 34,8%), 113 dei quali sono stranieri. Sulla base di questo assunto, si stima che la perdita complessiva per il comparto, sempre per il 2021, sarà di circa 10 miliardi di euro. Un dato migliorativo rispetto al 2020, quando la perdita fu di 14 miliardi (-54,5%) rispetto all’anno precedente, ma pur sempre molto negativo. Le perdite, naturalmente, si riflettono pure sull’occupazione: 24 mila posti di lavoro, tra stagionali e temporanei, rispetto al novembre del 2019 (-36,5%). Nonostante il blocco dei licenziamenti disposto con le varie misure governative, nel solo 2020, circa ventimila lavoratori a tempo indeterminato hanno perso il posto, molti dei quali hanno poi cambiato settore d’impiego, manifestando un’evidente sfiducia per il futuro. Non che le cose vadano meglio per commercio e ristorazione, altri due comparti tradizionalmente legati ai flussi turistici, fortemente limitati dalla pandemia e dai provvedimenti restrittivi reiterati nel tempo. In un recente convegno organizzato dall’ Anpit Italia (Associazione Nazionale per l’Industria e il Terziario) si è discusso dell’impatto sulla regione Lazio, che con Roma capitale più di tante altre ha sofferto la crisi, tenuto conto che circa un quinto degli occupati complessivi della regione (dato 2019) lavoravano nei settori del commercio, degli alberghi e della ristorazione: per il 4,4% lavoratori del commercio e per circa l’8,3 di alberghi e ristoranti non è più così. La crescente disoccupazione ha causato un incremento del ricorso agli ammortizzatori sociali: rispetto al 2019, sempre nel Lazio, si registra un incremento superiore ad un terzo dei nuclei familiari che hanno richiesto Reddito e Pensione di Cittadinanza, con una media ben al di sopra del dato nazionale. Guardando ad un’altra regione che basa una fetta importante della sua economia sul turismo, la Sardegna, i dati non sono certo più incoraggianti: pur non mancando segnali di ripresa, tra le attività più penalizzate troviamo il commercio al dettaglio, con una perdita di 209 attività, e un calo importante degli occupati, che ha portato quasi il 10 per cento dei nuclei familiari isolani a percepire reddito o pensione di cittadinanza.
di Paolo Arigotti