Storie di magia e del primitivo capodanno romano
Occorre premettere che nella Roma delle origini l’anno aveva 10 mesi, come secondo la tradizione aveva stabilito Romolo.
In seguito Numa Pompilio portò l’anno a 12 mesi per farlo coincidere con l’anno solare.
Ma quando si celebrava l’inizio?
A marzo.
Solo dal 153 a.C. l’anno si fece iniziare a gennaio.
In particolare, ricordiamo che un’importante divinità femminile proteggeva i festeggiamenti e gli auguri dell’inizio.
Il 15 marzo nell’antica Roma si festeggiava un’antica divinità delle origini: Anna Perenna.
Il suo nome aveva a che fare col ciclo interminabile degli anni.
Innumerevoli erano le leggende riguardo alle origini di questa misteriosa dea, che Ovidio, nei Fasti, riconnette al fiume, in latino “amnis”, elemento che scorre perenne, come perenne scorre il tempo ciclico.
Il poeta ci narra della festa di Anna Perenna come magico momento di celebrazione dell’inizio dell’anno.
Come abbiamo detto, nell’antica Roma l’anno iniziava a marzo, il mese in cui si risveglia la primavera.
Questo mese, dedicato a Marte, dava inizio anche alle attività belliche dell’esercito romano.
Ma il giorno della festa era un’occasione di allegria e intemperanza con l’augurio di
“annare perannareque commode”
(passare un buon anno dall’inizio alla fine).
Presso un bosco sacro (nemus) dedicato ad Anna Perenna, al primo miglio della via Flaminia, si radunava in quella giornata una folla di uomini e anche di donne, che raramente potevano partecipare liberamente alla vita pubblica.
Tutti portavano cibi e bevande e, accampati sui prati, brindavano cantando, ballando e mangiando in libertà.
In quel magico festeggiamento, ciascuno beveva senza freni, con l’augurio che ogni coppa di vino bevuta aggiungesse un anno alla propria vita.
In quell’unica occasione le pudiche ragazze romane potevano scatenarsi in pubblico e addirittura baciare il proprio amato distese sotto un cespuglio, secondo un’antica tradizione porta-fortuna, forse di origine celtica, che ripetiamo anche noi nel nostro capodanno, baciandoci sotto il vischio come buon augurio.
La zona in cui si trovava il bosco sacro di Anna Perenna è stata identificata nel 1999.
Durante gli scavi per un parcheggio interrato, fu rinvenuta una fontana, nascosta da secoli sotto terra, all’angolo tra piazza Euclide e via G. Dal Monte, nel quartiere Parioli a nord di Roma.
Alcune dediche alle ninfe di Anna Perenna, murate nella vasca, testimoniano che qui c’era il santuario della dea, frequentato dal IV sec.a.C. fino al VI sec. d.C..
La fontana era alimentata da una cisterna che imbrigliava una sorgente e qui sono stati trovati numerosissimi interessanti reperti.
Vere e proprie pratiche di magia nera
Sono stati rinvenuti oggetti di età tardo antica, relativi alla preparazione di vere e proprie pratiche di magia nera: pentoloni in rame per pozioni, maledizioni incise su lamine metalliche, talvolta inserite all’interno di lucerne, figurine impastate con cera e farina sigillate in contenitori in piombo su cui appaiono demoni orientali.
Recandoci presso la Sezione Epigrafica del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, veniamo colpiti dalle vetrine che conservano tutti questi reperti e immaginiamo all’opera maghi e forse ancor di più maghe professioniste, sotto la protezione di questa antichissima e potente divinità femminile piena di mistero.
di Maria Cristina Zitelli