Come già esaminato in un precedente articolo sulla Liturgia dei Misteri di Procida, continuiamo la presentazione ed analisi di un altro importante evento, annoverabile tra quelli che rientrano nell’ambito del prezioso patrimonio culturale immateriale, di cui gode l’Italia. È importante prendere coscienza che tutto ciò che va sotto questa denominazione garantisce un senso di identità e continuità, che incoraggia al contempo il rispetto per la diversità culturale, la creatività umana, lo sviluppo sostenibile, il rispetto reciproco tra comunità e soggetti coinvolti. Non è la singola manifestazione culturale ad avere rilevanza, ma il sapere e la conoscenza, che riescono a trasmettersi di generazione in generazione e ricreati dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, nella relazione con il contesto naturale e territoriale nonché alla storia, che li ha visti protagonisti.
La Festa dei Gigli è un patrimonio UNESCO dell’umanità, annoverato appunto tra i patrimoni immateriali, nel contesto delle celebrazioni delle grandi strutture processionali a spalla e, all’interno di queste, della rete delle “grandi macchine a spalla italiane”, riconosciute dall’UNESCO sin dal 2003. In questa festa le strutture processionali a spalla sono i Gigli, che sono un sistema di otto torri piramidali in legno ed una barca dalla forte connotazione simbolica. La festa si tiene ogni anno a Nola in occasione della festività patronale dedicata a San Paolino. L’evento ricorda il ritorno in città di Ponzio Meropio Paolino dalla prigionia ad opera dei barbari, avvenuto nella prima metà del V secolo.
Papa Gregorio I narra che il vescovo Paolino donò tutti i suoi averi e sé stesso ai Visigoti, in cambio della liberazione dei nolani, resi schiavi con le invasioni di Alarico I del 410. Nel 431 la leggenda vuole che la città abbia accolto il rientro del vescovo con dei fiori, gigli, e che i nolani lo abbiano scortato fino alla sede vescovile, con i gonfaloni delle corporazioni delle arti e dei mestieri. Da secoli quindi Nola continua a tributare a San Paolino la sua devozione, portando in processione ceri addobbati, posti in origine su strutture rudimentali, in seguito cataletti, divenuti infine le otto torri piramidali che conosciamo oggi.
I Gigli sarebbero i φωσφόροι, i portatori di luce, rappresentati dai ceri adornati in onore del santo, mentre la Barca ricorda il mezzo miracoloso, che avrebbe consentito il ritorno a Nola di Paolino. Nell’800 le costruzioni lignee hanno raggiunto l’attuale altezza di 25 metri, con una base cubica di tre metri circa per lato, per un peso complessivo di oltre venticinque quintali. L’elemento portante è la “borda”, un’asse centrale su cui si articola l’intera struttura. Le “barre” e le “barrette”, denominate in napoletano varre e varritieli, sono le assi di legno attraverso cui ogni Giglio viene sollevato e manovrato a spalla dai trasportatori. Questi ultimi sono chiamati i cullatori, nome che con ogni probabilità deriva dal movimento oscillante prodotto, simile all’atto del cullare. L’insieme dei cullature, in genere 128 persone, prende il nome di “paranza”. Gli artigiani nolani addobbano gli otto Gigli con decorazioni in cartapesta, stucchi o altri materiali secondo temi religiosi, storici o di attualità.
La festa si svolge il 22 giugno di ogni anno, se cade di domenica, o quella successiva, se si tratta di un giorno infrasettimanale. Gli obelischi di legno hanno il nome delle antiche corporazioni e sono, nell’ordine: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca, Beccaio, Calzolaio, Fabbro, Sarto.
I Gigli e la Barca sfilano lungo il tradizionale percorso, che coincide con il nucleo più antico della cittadina, al ritmo di brani della tradizione musicale napoletana ed italiana, eseguiti da una banda musicale. La manifestazione copre tutto l’arco della giornata, a cominciare dal mattino quando avviene la benedizione solenne da parte del vescovo di Gigli e Barca, trasportati in piazza Duomo, luogo centrale di Nola. Dal primo pomeriggio all’alba del lunedì le strutture e i cullatori, che li trasportano, affrontano spettacolari prove di abilità e forza.
Il programma dei festeggiamenti ha un cerimoniale complesso, articolato sull’arco temporale di un intero anno. La tradizione della festa si intreccia infatti con quella delle corporazioni, in cui vi erano precisi obblighi di devozione in occasione delle feste patronali, che avevano la finalità di consolidare i rapporti interni e le relazioni dei consociati con il resto della società civile. Il “Mastro corporativo”, vantando la tradizione della più antica licenza del settore, ha l’onore di organizzare le celebrazioni per il patrono di un singolo Giglio o della Barca, orchestrando un “Maestro di festa”, il “Maestro musichiere” e il “Capo paranza”. Il simbolico “passaggio della bandiera”, l’effigie del patrono, dalle mani dell’organizzatore del precedente evento al nuovo, segna l’assunzione delle funzioni da parte maestro di festa. Eventi vari sono organizzati da ciascun maestro di festa tra cui le “tavuliate”, pasti riffe destinati alla raccolta dei fondi necessari per lo svolgimento della festa e finalizzati ad opere caritatevoli.
Il comune di Nola negli ultimi anni ha valorizzato la festa con progetti di promozione socio- culturale dell’evento e uno o più Gigli di Nola hanno sfilato per le strade ad esempio di Assisi, Ischia, Flumer, Lisbona, Valencia, Roma, Giffoni.
Anche in altri centri del comprensorio nolano e dell’area Nord di Napoli, la Festa dei Gigli viene celebrate con una propria caratterizzazione specifica, spesso innestandosi su leggende e tradizioni etno-antropologiche locali. Relativamente recente, risalente al 1875, è la Festa dei Gigli celebrata a Brusciano e legata alla festa di Sant’Antonio da Padova, come voto di una devota miracolata. A Castello di Cisterna la tradizione religiosa si fonda con le ricorrenze civili della città, celebrando la festa in onore di San Nicola.
Nola merita dunque una visita per vivere di persona questi eventi così densi di simboli e spirito comunitario, ma anche per l’emozione di visitare la collina di Cicala, con i suoi monumenti, tra cui il Castello, che sovrasta la città e che diede i natali al filosofo e campione del libero pensiero Giordano Bruno, condannato al rogo in Campo dei Fiori a Roma nel 1600.
di Rosaria Russo