Con la Risoluzione 181, del 29 novembre 1947 le Nazioni Unite decisero il Piano di partizione della Palestina elaborato dall’UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine) in due Stati, l’uno ebraico, l’altro arabo. Il primo, Israele, esiste dal maggio 1948 anche se con l’opposizione di parte ancora rilevante del mondo arabo-islamico. La Palestina non è ancora pienamente riconosciuta dalla comunità internazionale come Stato sovrano.
Al 31 luglio 2019, 138 (71.5%) dei 193 stati membri delle Nazioni Unite, oltre al Vaticano, hanno riconosciuto lo Stato della Palestina entro i confini antecedenti la guerra del 1967 e con Gerusalemme capitale condivisa. La Palestina vive oggi fra il moderatismo di Abu Mazen e il settarismo ideologico di Hamas.
Con l’atto di riconoscimento, il conflitto con Israele diventerebbe un conflitto di natura politico-territoriale tra due Stati e non più un conflitto tra l’occupante ed un movimento sul quale pesano ancora la tradizione “guerrigliera” dell’OLP e le istanze dei profughi palestinesi dispersi nei paesi del Medio Oriente.
Riconoscendo lo Stato di Palestina e non più la sua annessione unilaterale allo Stato d’Israele, si realizzerebbe quell’atto di diritto internazionale che andrebbe a definire il quadro politico imprescindibile per una pace giusta, mettendo fine al conflitto territoriale e delegando alle istituzioni dei due Stati la responsabilità di garantire la pace, la convivenza e la sicurezza, con il concreto sostegno e con la cooperazione della comunità internazionale.
Con lo stesso status, con il reciproco rispetto, autonomia ed indipendenza, i due Stati potranno sedersi al tavolo del negoziato per il bene reciproco, aprendo la strada della riconciliazione e della convivenza pacifica.
Numerose sono state le Risoluzioni delle Nazioni Unite che hanno sottolineato tale auspicio, ribadito anche dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, nel messaggio per la 43ma Giornata di solidarietà con il popolo palestinese.
Il 29 novembre è stata la giornata dedicata alla solidarietà internazionale con il popolo palestinese, istituita dalle Nazioni Unite nel lontano 1977, per ricordare la summenzionata Risoluzione, adottata appunto il 29 novembre 1947, per la creazione di due Stati indipendenti, uno arabo e uno israeliano.
Un esempio di buona volontà nei confronti del popolo palestinese è rappresentata oggi da “J-Link”, una rete internazionale di organizzazioni ebraiche progressiste, che riconosce il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione ed ha fatto appello alle nazioni del mondo, che non hanno riconosciuto lo stato di Palestina ad agire in tal senso.
L’Assemblea delle Nazioni Unite riconobbe nel 2011 lo stato di Palestina, come stato non-membro con statuto di osservatore con il sostegno di 137 paesi e 9 contrari.
La gran parte dei paesi del mondo riconosce la Palestina e molti di essi ospitano ambasciatori palestinesi nelle proprie capitali. I Parlamenti di 13 paesi dell’Europa occidentale hanno chiesto ai loro governi di riconoscere lo stato di Palestina.
J-Link appoggia una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese e ritiene, che un ulteriore riconoscimento internazionale della Palestina possa consolidare la possibilità di un futuro accordo negoziato fra le parti, in grado di dare soddisfazione ai bisogni e agli ideali di entrambi i popoli. J-link è una rete internazionale, che include organizzazioni ebraiche attive negli Stati Uniti, Canada, paesi d’Europa, America Latina, Sud Africa e Australia. Insieme ad organizzazioni israeliane essa si propone di cooperare per esprimere una voce comune per sostenere la democrazia, il pluralismo religioso ed una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, attraverso la creazione di uno stato palestinese accanto a quello di Israele.
di Carlo Marino