LA MINISTRA DEL LAVORO, LA GRAMMATIVA E LE RIFORME

In quest’inizio di autunno, é alla ribalta del mondo del lavoro il battibecco tra il Ministro dello Sviluppo economico e la Ministra del Lavoro, se vi sia contrapposizione tra la riforma Fornero sul rapporto di lavoro dipendente, da presumere a tempo indeterminato e quella Passera sull’avvio delle imprese innovative, che richiede un’organizzazione produttiva realizzabile solo attraverso la stipula di rapporti di lavoro a tempo determinato.
Si tratta del decollo delle start-up – come si usa oggi dire con il solito futile inglesismo ammazza lingua italiana – in favore delle quali si prevedono, fino a quattro anni dalla costituzione dell’azienda innovativa, l’esonero del contributo previdenziale aggiuntivo dell’1,4% introdotto dalla riforma del mercato del lavoro per tutti i rapporti non a tempo indeterminato e la facoltà di assumere a ripetizione da sei a trentasei mesi lavorativi a tempo determinato.
Non sono mancate le consuete sparate di fronte alla stampa e alla TV, con Fornero che intima: “Non si smantella una riforma nella presunzione che non funziona” e Passera che minaccia: “E’ precondizione per il decollo della start-up, la reiterazione dei rapporti di lavoro senza vincoli.”
Il vivace scambio di opinioni difformi tra i due Ministri é stato superato dal reciproco riconoscimento: hai ragione tu e ho ragione io, ma facciamola finita; siamo due tecnici dello stesso Governo dei tecnici, perbacco!
Così, il decreto Sviluppo-bis è stato approvato dal Consiglio dei Ministri e poi si vedrà, tanto più che il Presidente della Confindustria (ma anch’essa si appella boriosamente senza il la) ha affermato con solenne ovvietà: “Sulla produttività serve il contributo di tutti” mentre la Triplice sindacale é stata tacitata dalla conferma della tradizionale concertazione ad escludendum con il Governo.
L’augurio che devono farsi i cittadini é che il tutto non si risolva nella nascita di imprese agevolate dallo Stato, che scompaiono con il finire del trattamento fiscale di favore, lasciando i lavoratori italiani a basso salario e bassa produttività, alta disoccupazione ed alto costo della vita.
Il rischio é concreto, ma la Ministra del Lavoro, verificata l’intervenuta solidarietà nazionale sulla rimozione dell’antinomia tra la riforma del mercato del Lavoro e quella sullo Sviluppo, ha proclamato: “Se si ottiene la qualifica di impresa start-up, non si deve giustificare il contratto di lavoro a tempo determinato perché essere start-up è già causa del tempo determinato.”
Ci saremmo aspettati dalla Ministra una difesa più convinta della sua riforma, da sostenere con interdizione pari a quella che dimostrò all’atto della nomina, quando vietò con orgoglio a chiunque di essere appellata con l’articolo determinativo “la” davanti al cognome, considerandone l’uso offensivo del genere femminile: si dice Monti, non “il” Monti e dunque Fornero, non “la” Fornero!
Abbiamo voluto verificare la correttezza grammaticale della pretesa della Ministra – preferiamo fare ossequio incondizionato alla femminilità ministeriale anche se l’assonanza con la “minestra” potrebbe far sorridere qualche mattacchione – e abbiamo consultato la “Grammatica della lingua italiana” del Petrocchi, antico assertore dell’uso colto fiorentino del nostro bel parlare e scrivere.
La Ministra ha torto: sono i nomi propri d’uomo che non prendono l’articolo determinativo (Francesco dice, Cesare comanda) mentre quelli di donna nel linguaggio familiare lo prendono a meno che non si tratti di personaggi elevati (domani verrà l’Antonietta, Margherita di Savoia). I cognomi o casati, invece, prendono l’articolo e quindi, il Salvemini, la Levi – Montalcini, e… la Fornero, che ha fatto la riforma del rapporto di lavoro, ma non vieta di smantellarla al Passera.
A proposito del quale – riflettendoci – meno male che l’Elsa c’é almeno per i fiorentini. Poniamo che il Ministro Passera fosse femmina e davanti al cognome si usasse il “la”.
Il richiamo alla “cosa” femminile che il pittore Gustave Courbet dipinse nel lontano 1866, chiamandola “L’origine del mondo” sarebbe ogni volta uno spasso per i toscani!