Il Governo ha annunziato la progressiva riduzione delle restrizioni collegate alla pandemia (cd. road map) e al famoso green pass. Il 31 marzo scadrà lo stato di emergenza e, a far data dal 1^ aprile, verranno allentate una serie di misure, mentre pare destinato a restare – quantomeno fino al 15 giugno p.v. – l’obbligo vaccinale per alcune categorie di lavoratori (sanitari, personale della scuola e forze dell’ordine, etc.) e per i cittadini over 50. Nelle parole del premier Mario Draghi si legge l’orientamento di procedere con gradualità e decisione, preannunciando il varo di nuovi provvedimenti verso la metà di marzo, coi quali verranno disegnate fasi e step per un ritorno alla normalità, da realizzarsi compiutamente (obblighi a parte) presumibilmente entro la fine di aprile. La svolta viene spiegata con il costante calo dei contagi e dei ricoveri, unitamente ai dati positivi che arrivano dalla maggior parte delle regioni. Tra le finalità perseguite col nuovo corso il rilancio del comparto turistico, favorendo l’afflusso degli stranieri, scoraggiati dalle misure restrittive previste per l’ingresso in Italia e/o per l’accesso a strutture ricettive e della ristorazione, esercizi commerciali e centri culturali e sportivi; non saranno rinnovate, in particolare, le disposizioni che attualmente impongono quarantena o test per entrare in Italia da una serie di nazioni (specialmente extra UE). Nonostante alcune forze politiche (come Lega e Fratelli d’Italia) premessero per la totale abolizione del green pass dal primo aprile, prevale un orientamento prudente del presidente del Consiglio e del ministro della Salute, sostenuto dagli altri partiti della maggioranza (come PD e Sinistra). Le parole di Speranza, secondo le quali «Non esiste un interruttore che premi e non c’è più il Covid. Vedremo i numeri e decideremo, ma un elemento di gradualità lo dobbiamo immaginare», riassumono efficacemente questa posizione. Sicuramente riveste un certo peso il timore che l’eliminazione del passaporto vaccinale scoraggi le vaccinazioni, a cominciare dalla dose booster. Rimarrà, per ora, l’obbligo di mascherina al chiuso, mentre all’aperto solo in caso di assembramenti e/o impossibilità di rispettare il distanziamento; ci si riserva ogni valutazione per le regole di accesso (e l’obbligo della mascherina FFP2) per cinema, teatri, luoghi di intrattenimento ed eventi sportivi al chiuso. Non sarà, invece, rinnovato l’obbligo del green pass rafforzato (vaccino o guarigione) per mangiare in bar o ristoranti all’aperto, mentre dovrebbe restare al chiuso, per quanto non manchino al riguardo posizioni più flessibili, che praticamente imporrebbero unicamente l’obbligo della mascherina quando ci si alza dal tavolo. Lo stesso varrà per alberghi, fiere ed altri eventi, con riserva di imporre il tampone per l’accesso nei luoghi affollati; sempre per favorire il turismo, anche le restrizioni nei trasporti saranno ridotte, in particolare per il green pass rafforzato, già abolito per i viaggi da e per le isole. Buone notizie per gli sportivi: nei centri all’aperto non sarà più richiesto il green pass rafforzato, mentre, sempre dal primo aprile, non ci saranno più limitazioni per il numero di spettatori degli stadi. Andranno in pensione il Comitato Tecnico Scientifico, organismo di consulenza del Governo nell’ultimo biennio e il sistema dei colori delle regioni, peraltro già superato nei fatti, salvo mantenere la zona rossa in caso di emergenza o per picco di contagi.
di Paolo Arigotti