La protesta degli autotrasportatori contro il caro carburante

Il 19 marzo sono iniziate le proteste degli autotrasportatori italiani contro il Caro carburante. Le manifestazioni, scattate in tutta Italia, sono state indette dall’UNATRAS (Unione delle associazioni dell’autotrasporto) e vedono al centro l’immobilismo del Governo di fronte al rischio, piuttosto realistico, di un blocco degli approvvigionamenti, a cominciare dai beni di prima necessità; non vengono escluse neppure ulteriori iniziative individuali e spontanee di mobilitazione. Il comunicato ufficiale delle associazioni di categoria non lascia spazio a dubbi di sorta. Vi si legge, tra l’altro, che: “Il costante e ormai insostenibile aumento del costo del carburante ha determinato una situazione ingestibile per le imprese dell’autotrasporto italiano, che non riescono a farsi riconoscere dalla committenza i maggiori costi dovuti agli stessi aumenti”, fino ad arrivare al paradosso – già verificatosi coi lavoratori della pesca – che risulti più conveniente lasciare i mezzi fermi, piuttosto che continuare a lavorare in perdita, visto che i proventi non sono sufficienti a coprire i nuovi e maggiori oneri. Quella del 19 marzo è stata, per bocca della stessa UNATRAS, solo la prima di molte iniziative di protesta, destinate a protrarsi se o fin quando non arriveranno dall’Esecutivo soluzione adeguate a fronteggiare l’emergenza. Un primo intervento governativo, dopo un primo stanziamento di circa 80 milioni di euro, ha visto il varo – lo scorso 22 marzo – di un Decreto legge e di un Decreto ministeriale che hanno previsto un primo abbattimento di accise (ed IVA) sui carburanti, che dovrebbe portare ad un abbattimento di 30,5 centesimi al litro per benzina e gasolio, 8,5 per il GPL. La vera incognita, però, al di là del fenomeno delle speculazioni già denunziato dallo stesso Governo, resta l’evoluzione della situazione internazionale, per effetto della quale e in difetto di una risoluzione in tempi brevi, potrebbero arrivare nuovi aumenti, in grado di innestare nuove spirali di incrementi e proteste. A questo pericolo vanno aggiunte le sanzioni adottate nei confronti della Russia, tra i principali fornitori di materie prime quali gas o prodotti alimentari, che potrebbe del pari produrre nuovi e pesanti riflessi sul mercato interno, compreso quello del trasporto.

di Paolo Arigotti