A quasi un anno di distanza dal lock down nazionale, scattato il 9 marzo del 2020, dal primo marzo scorso la Sardegna ha fatto il suo ingresso nella zona bianca.
Come noto, al fine di scongiurare il pericolo di un nuovo lock down generalizzato, il Governo ha approvato la divisione del Paese in fasce differenziate di rischio in base ad una serie di parametri, agganciati alla diffusione del virus e alla pressione sulle strutture sanitarie, con particolare riferimento alle terapie intensive.
La Sardegna si è collocata per la prima volta all’interna della fascia di rischio più bassa, come stabilito dall’ultimo decreto governativo del 13 gennaio scorso che l’ha istituita, a fianco delle preesistenti gialla, rossa e arancione (di recente è stata aggiunta quella ribattezzata “arancione scuro”).
I parametri per esservi inseriti comprendono tre indicatori: aver registrato meno di 50 casi su 100mila abitanti per almeno 21 giorni consecutivi, un indice Rt di contagio inferiore allo 0,5 ed una bassa pressione sulle strutture ospedaliere. Il rispetto di tali requisiti ha consentito all’isola, prima ed unica regione in Italia, di collocarsi nel cluster che prevede, al momento, minori restrizioni.
Permangono, naturalmente, l’obbligo del distanziamento e dell’uso della mascherina anche in luoghi aperti, oltre che il divieto di ogni assembramento, ma la zona bianca ha consentito la riapertura di bar e ristoranti in orario serale (rispettivamente fino alle 21 e alle 23) ed il prolungamento del coprifuoco (che scatta alle 23,30). Sulla base dei primi riscontri, sempre con ordinanza regionale, potrà essere prevista, dalla metà di marzo, la riapertura di teatri, cinema e centri sportivi (disciplinata, ad ogni modo, anche per le zone gialle dal 27 marzo).
La Regione, con l’intento di contenere il rischio di un riacutizzarsi dei contagi, ha imposto da lunedì 8 marzo l’obbligo di certificazione negativa (o il test rapido all’arrivo) per chiunque sbarchi nei porti ed aeroporti dell’isola (ricordiamo che permane fino al 6 aprile il divieto di spostamenti tra le regioni, salvo comprovate giustificazioni), mentre al momento singoli comuni sono stati collocati in zona rossa per via della diffusione della variante inglese.
L’isola registra, però, un record negativo sul fronte vaccinale, collocandosi all’ultimo posto per somministrazioni eseguite, pur avendo avviato in questi giorni quelle destinate agli ultraottantenni.
di Paolo Arigotti