Alla fine del mese di giugno è arrivato un nuovo e importante segnale della crisi politica che la Bulgaria sta attraversando: il parlamento di Sofia ha votato la sfiducia al governo – 123 i voti contrari, 116 quelli favorevoli, su 240 membri dell’assemblea monocamerale – guidato dal liberale Kiril Petkov, rischiando così di aggravare la crisi economica, finanziaria ed energetica provocata soprattutto dal conflitto in Ucraina. A causare il voto è stata la decisione del partito “’C’è un popolo come questo”, guidato dal cantante e showman televisivo Slavi Trifonov, di ritirare il sostegno all’Esecutivo.
La crisi di governo si innesta in un quadro politico di per sé molto critico, con tre elezioni parlamentari consecutive, due delle quali anticipate, celebrate lo scorso anno. La coalizione che sosteneva Petkov, esponente del partito “Continuiamo il cambiamento” che promuoveva la lotta alla corruzione e alla criminalità, vedeva la partecipazione anche dei socialisti e di “Bulgaria democratica”, forza politica di destra. All’origine della sfiducia quello che è stato definito un “fallimento del governo nelle finanze pubbliche e nella politica economica”, con le pesanti critiche dell’opposizione del Gerb (partito conservatore), che ha accusato l’Esecutivo di mettere in pericolo la stessa sopravvivenza dei cittadini e delle imprese, oltre che di preoccuparsi solo degli interessi egoistici di certe categorie di persone e imprese. Il voto è stato seguito in diretta da una grande folla radunata nella piazza di fronte alla sede del Parlamento, che ha visto la partecipazione tanto dei sostenitori di Petkov – che lo hanno invitato a non arrendersi nella lotta contro la “restaurazione dell’arbitrio” – che degli oppositori, i quali hanno esultato alla notizia dell’esito dello scrutinio. Il governo ha rivolto accuse precise all’opposizione e all’ambasciatrice della Federazione Russa, Sofia Eleonora Mitrofanova. A questo punto, se non si riuscisse a dare vita a una nuova maggioranza, il rischio concreto sarebbe di tornare alle urne, praticamente per la quarta volta in poco più di un anno. Tra le questioni sul tappeto il veto opposto dal governo bulgaro all’ingresso della Macedonia del nord nella UE, ora messo in discussione dalla crisi politica.
di Paolo Arigotti