Bando alla retorica.
Diamo per scontato che la celebrazione dei Congressi rappresenti nella vita di ogni Organizzazione il punto più alto della prorpia natura democratica.
Così sarà, quindi, anche per il prossimo Congresso CISAL. Che tuttavia assumerà una importanza tutta particolare per le OO.SS. del pubblico impiego.
Ed infatti, con la solenne consacrazione statutaria, troverà finalmente il suo definitivo approdo la funzione pubblica CISAL, dopo un lungo, lunghissimo processo organizzativo che ha registrato nel tempo non poche difficoltà.
Da sempre auspicata – condividendo gli entusiasmi e le delusioni del suo più convinto sostenitore, Tommaso Testa – non credo di esagerare nel definirla un evento. Un evento che in quanto tale merita ed impone alcune considerazioni da valere di buon augurio.
La CISAL non ha mai voluto rappresentare un “vincolo” per le organizzazioni aderenti, preferendo rispettarne, anche sul piano associativo, i principi di libertà e di autonomia che da sempre ne hanno caratterizzato e ne caratterizzano l’esistenza e la vita interna.
Indubbiamente un merito. Che tuttavia ha rallentato la crescita della cosiddetta “confederalità”. Di quella sensibilità, cioè, fatta di conoscenza e di consapevolezza delle “interdipendenze” che influenzano ormai tutte le problematiche del lavoro ed in quanto tali pretendono di essere affrontate e gestite con una visione quanto più possibile organica e condivisa. Sul piano strategico ed anche, se non soprattutto, su quello organizzativo.
Ma finalmente ci siamo! Ed ho motivo di credere che il lungo tempo impiegato non sia trascorso invano e che, anzi, sia stato necessario ed utile per far maturare in ciascuna delle organizzazioni operanti nei vari settori della pubblica amministrazione (e non solo) la piena ed incondizionata condivisione della scelta confederale.
Nel senso che, fermi restando i principi inderogabili di libertà e di autonomia, il “vincolo associativo” si accinga spontaneamente a trasformarsi in un crescente senso di appartenenza e ad essere percepito come una vera e propria opportunità.
Per crescere. Per essere presenti ed incisivi in una fase di profonda e radicale trasformazione del lavoro in genere e del lavoro pubblico in particolare. Per capire le tendenze in atto ed essere in grado di governarne gli inevitabili sviluppi in termini di cambiamenti anche radicali nel modo di essere lavoratore nelle pubbliche amministrazioni. Per assicurarealla “componente lavoro” di questo Paese e delle sue strutture pubbliche un “modello nuovo” di sindacato finalmente capace di conseguire il definitivo riscatto della persona/lavoratore quale risorsa strategica e quindi paritaria rispetto alle altre componenti collettive di una società aperta, democratica e plurale.
Ebbene, l’evento funzione pubblica è in questo senso, appunto, una grande opportunità da non perdere.
Le OO. SS. autonome del pubblico impiego sono portatrici di un patrimonio di “libertà” e di “autonomia” che va non solo riaffermato, ma valorizzato attraverso la CISAL perché diventi patrimonio di ogni singolo lavoratore pubblico. Il quale non potrà non capire che per decenni gli è stato impedito di “crescere” e che per altrettanti decenni rischia di continuare ad essere “usato” strumentalmente per fini non certo istituzionali!
A quel lavoratore la funzione pubblica CISAL dovrà rivolgersi. Con chiarezza di idee e di linguaggio. Con coerenza e con proposte strategiche coraggiose.
Dicendogli che è giunto il momento per un grande scatto di orgoglio. Senza timori nell’affermare che ai diritticorrispondono i doveri. Che il “potere” – a chiunque faccia capo – non può né deve mai essere esercitato senzaresponsabilità. Che non solo è giusto, ma è doveroso riconoscere e premiare il merito, purché a tutti siano assicuratepari opportunità per poterlo esprimere.
Utopie? Non più se leggiamo con obiettività e senza condizionamenti ideologici il mondo che ci circonda.
E la funzione pubblica CISAL può e deve farlo! Con la credibilità che le deriva dal suo prezioso patrimonio di valori (l’autonomia in primis), infatti, può offrire al lavoratore pubblico, al mondo delle imprese ed ai cittadini destinatari di servizi la prospettiva strategica di pubbliche amministrazioni in grado di svolgere nel paese il ruolo insostituibile di “volano dello sviluppo“.
Ed allora l’utopia diventa un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile: vincendo una prima grande battaglia: la battagliadelle “libertà responsabili“.