L’inizio della guerra in Ucraina (o dell’operazione militare speciale come l’ha definita il presidente russo Vladimir Putin) ha fatto scattare pesanti sanzioni da parte dei paesi occidentali (USA e UE in testa), varate col proposito ufficiale di mettere in ginocchio l’aggressore, inducendolo a desistere dall’attacco armato. Il problema posto, però, da diversi analisti è se le misure adottate sortiranno realmente l’effetto desiderato. Nonostante il varo di pesanti provvedimenti, difatti, petrolio e gas russo (per l’Italia circa il 40 per cento del fabbisogno complessivo) per il momento continuano ad arrivare in Europa. Interessante, in tal senso, il punto di visto espresso da Robin Brooks, capo economista dell’I.I.F. Institute of International Finance di Washington (l’associazione mondiale delle istituzioni finanziarie), che vanta trascorsi importanti nella finanza internazionale, con colossi come Goldman Sachs o Fondo Monetario Internazionale. Nelle sue analisi traspare che la Russia è prestatore netto nei confronti del mondo, vale a dire il suo saldo fra entrate e uscite registra un risultato positivo. Oltretutto, nel periodo seguito all’invasione dell’Ucraina (febbraio 2022) il dato è in netta risalita, attestandosi su valori molto migliori degli anni precedenti. In pratica, esportando idrocarburi essenziali per la produzione energetica di diversi paesi (come il nostro) del tutto (o quasi) privi di risorse proprie, la Russia seguita a realizzare utili molto consistenti, con importanti afflussi di valute forti. Proprio queste nuove entrate rischiano di vanificare il blocco delle attuali riserve valutarie russe, disposto da americani ed europei nel quadro delle sanzioni. Chiaramente l’impatto di queste ultime – come riconosce lo stesso Brooks – andrà valutato nel lungo periodo, ma di sicuro per il momento non sembra preoccupare più di tanto Mosca, che oltretutto sta siglando una serie di importanti accordi – e non solo nel settore energetico – con diverse ed importanti nazioni (India, Cina, Pakistan), che non hanno aderito alle sanzioni occidentali. Naturalmente sempre e soltanto nel lungo periodo andrà valutato pure l’impatto sulle economie occidentali delle sanzioni decise, visto e considerato che la Russia è per paesi come il nostro uno dei principali fornitori non solo di idrocarburi, ma pure di grano e mais. Interessante, al riguardo, il commento del direttore dell’AGI, Mario Sechi: “Sanzioni con il gas aperto. Conseguenze inattese”, una sintesi molto azzeccata, che si potrebbe tranquillamente estendere anche ad altri comparti produttivi e strategici.
di Paolo Arigotti