“L’estate sta finendo e un anno se ne va…” è un noto inciso di una canzone dei Righeira, che da anni accompagna come un tormentone le nostre estati e che potremmo considerare in tempi attuali una comprensibile aspettativa. E’ di tutta evidenza quanto è accaduto in questi mesi e come abbiamo vissuto, con le doverose restrizioni, la nostre giornate, ma cosa ci attende quest’autunno non è chiaro. Tante incertezze per il futuro economico mondiale, paura di un ritorno o meglio di una recrudescenza del Coronavirus, con il quale ormai da mesi condividiamo il nostro quotidiano. Però, nonostante tutto la ripresa c’è o meglio la volontà di rinascere e in ogni caso convivere con questo subdolo virus, almeno fino a quando non sarà debellato o sconfitto con un tanto atteso vaccino, continuando con le dovute cautele e prescrizioni la nostra esistenza, espletando pur in mille difficoltà o in modalità diverse, finora mai adottate, le nostre giornaliere attività. Tante le incognite da affrontare, che sono in agenda e in esame di chi sta gestendo ed amministrando nel nostro Paese questa critica emergenza. Sono più di 13 milioni i lavoratori in attesa di un aumento di stipendio: 3,2 milioni di dipendenti pubblici e 10 milioni di lavoratori privati. Il rinnovo dei contratti è tra le priorità per la ripartenza dell’economia, soprattutto perché la pandemia ha accelerato un cambiamento nelle modalità di lavoro e nell’organizzazione delle imprese incontrovertibile, di cui si deve tener conto. Interlocuzioni tecniche sono state avviate con i sindacati sul lavoro agile, che sicuramente sarà una tematica centrale anche nei contratti futuri, in particolare per il settore pubblico, che come il privato dopo il Covid dovrà considerare l’effettivo cambiamento del mondo del lavoro, trasformazione dovuta anche all’ impulso dato dalla digitalizzazione. L’automazione, con certezza nei prossimi anni determinerà conseguenze di ampia portata sul lavoro, l’economia, la società e la politica. Molti settori delle attuali attività lavorative saranno automatizzati con la necessità di far acquisire ai lavoratori nuove competenze e a coloro che perderanno il lavoro, nel quale attualmente sono occupati, di trovare una riconversione lavorativa o una diversa occupazione, in un mercato del lavoro sempre più polarizzato e diversificato in zone di crescita economica in grado di catturare nuove opportunità di lavoro e maggiori retribuzioni ed altre aree geografiche in situazione di stallo o declino, generando ed aumentando diseguaglianze, emarginazione sociale, violenza e crimini, rottura del contratto sociale, ripercussioni sulla politica e crisi della democrazia. Uno scenario prevedibile con le collegate problematiche individuate, che non va sottovalutato ed anzi affrontato in modo consapevole e lungimirante, pianificando preventivamente modalità e risorse per sciogliere i vincoli, riguardanti il futuro del lavoro nell’economia digitale. Il lavoro da remoto, che in questo periodo di Covid ha rappresentato un obbligo ed una necessità, per il futuro potrebbe configurarsi come una scelta consapevole ed utile, condivisa con il datore di lavoro, unita a politiche di regolazione della prestazione lavorativa in modalità di lavoro agile, con l’acquisizione di libertà oraria e responsabilità di raggiungimento degli obiettivi di produttività ed una differente articolazione, permessa dalle tecnologie adottate e velocizzata dalla pandemia. L’impatto del cambiamento del rapporto tra individuo e lavoro, già si percepisce negli stili di vita e di consumo, indicando la necessità di modificare le politiche urbanistiche tramite scelte di rigenerazione, in base alle previste risorse del Recovery Fund, con un riequilibrio del rapporto tra centro e periferia per impedire e contenere la marginalizzazione e l’emarginazione, anche tramite l’incentivazione alla digitalizzazione delle imprese e della PA, la connessione digitale urbana e familiare, l’alfabetizzazione informatica. La realizzazione di politiche innovative e qualitative nel settore del turismo, orientato allo sviluppo culturale, il sostegno alla ristorazione ed al commercio tramite strumenti d’innovazione, la concretizzazione della semplificazione amministrativa ed almeno la riduzione della burocrazia sono avvertimenti, richiami ed obiettivi indifferibili e non procrastinabili , a cui rivolgere la massima attenzione per “salvare il salvabile”, al di là degli interessi particolari ed individuali. Terminato lo stato d’emergenza il mondo sarà migliore? E’ il desiderio profondo, provato e presente in ognuno di noi, ma la consapevolezza di come attuarlo è ancora in parte ignota. E’ la sfida che queste generazioni devono affrontare, una provocazione da contenere e controllare, una prova da superare.
Nel frattempo lasciamo spazio all’approfondimento, alla rievocazione, all’analisi ed alla riflessione con reportage di fatti e “misfatti” per una buona lettura del passato e del presente, con la speranza di anticipare un’ottimistica prospettiva del futuro.
di Patrizia D’Attanasio