L’Insula dell’Ara Coeli

Il periodo storico che stiamo vivendo è caratterizzato da profonde trasformazioni di carattere economico, politico e sociale, che ha determinato un vertiginoso e repentino cambiamento nella nostre abitudini esistenziali e nelle modalità d’incontro e partecipazione con restrizioni e condizionamenti, conseguenti alla diffusione pandemica. Tale considerazione in ogni caso non ostacola la possibilità di ritrovare alcuni percorsi della storia e valorizzare il vissuto culturale dei tanti e disseminati reperti e siti disponibili sul territorio italiano, che evocano un passato ancora esistente e reale. Per questo motivo s’introduce questo numero con un contributo redazionale, che valorizza alcuni monumenti e resti archeologici, a testimonianza della bellezza della città di Roma. (La Redazione)

L’Insula dell’Ara Coeli

Passeggiare al centro di Roma ci conduce spesso a piazza Venezia e a piazza dell’Ara Coeli.

Qui, alzando gli occhi, lo sguardo viene rapito da due scalinate che conducono in vetta al Colle Capitolino, il Campidoglio.

Le due scalinate (Sito Parrocchia San Marco Evangelista)

La “Cordonata” di Michelangelo conduce alla piazza del Campidoglio, mentre l’altra Scalinata porta alla Basilica dell’Ara Coeli.

Questo superbo teatro racconta lo stratificarsi di tante e tante storie e proprio per questo gli occhi raramente scendono per soffermarsi su un nascosto angolo che giace ai piedi della Scalinata dell’Ara Coeli, sulla sinistra.

Peccato, perché proprio lì si trova un tesoro unico: quello che resta di un grandissimo “condominio” dell’antica Roma imperiale.

L’Insula dell’Ara Coeli (Archivio personale)

Nel 1928, durante i lavori per l’isolamento del Campidoglio, sulla piazza furono abbattute o “smontate” diverse costruzioni antiche e antichissime.

Lì c’era la Chiesa di Santa Rita da Cascia, costruita su progetto dell’architetto Carlo Fontana intorno al 1653: nel 1928 venne smontata, per l’appunto, per poi essere ricostruita più tardi in via Montanara, presso il Teatro di Marcello.

La chiesa celava un’altra piccola chiesa medievale, San Biagio de Mercato o de Mercatello (in quanto in epoca medievale si teneva in zona un famoso mercato), incastonata a sua volta tra i muri di un antico caseggiato, in parte abitato continuativamente fino ai primi del Novecento.

Chiesa di San Biagio de Mercatello
Chiesa di San Biagio de Mercatello

Venute allo scoperto queste costruzioni nascoste, si scoprì che i muri più antichi erano di età imperiale, tra I e II sec. d.C.

Si trattava di una parte di un’insula (termine da cui deriva la parola isolato), un grande caseggiato condominiale di 5 o 6 piani, in cui è stato calcolato che abitassero circa 380 persone.

Per nostra fortuna, nonostante l’enorme campagna di demolizioni che si stava mettendo in atto per l’apertura della via del Mare (l’attuale via del Teatro di Marcello), si decise di mantenere questa importante testimonianza della vita popolare antica romana, proprio a fianco dell’area dei Fori imperiali.

Ebbene sì, la Roma splendida dei Fori, delle Basiliche, dei Templi conviveva con una Roma buia e angusta, in cui il popolo abitava in minuscoli e scomodi locali, pagando l’affitto a ricchi proprietari e profittatori.

Moltissime erano le insulae nei quartieri malfamati, come ad esempio la famosa Suburra, che si estendeva nella zona dell’odierno rione Monti.

Un brulichio di gente povera affollava strettissimi vicoli tra queste alte insulae, spesso fatiscenti, per poi sfociare nelle luminose piazze della Roma monumentale.

E lungo i vicoli si aprivano, a pian terreno, una serie di tabernae (botteghe) che animavano il percorso con i loro rumori, gli odori, i colori.

Sopra le tabernae c’erano quasi sempre le abitazioni dei loro gestori, artigiani, osti, commercianti,

E poi, dal secondo piano in poi, si salivano ripide scale che conducevano ad abitazioni sempre più povere e fatte di materiali sempre più leggeri e traballanti: Marziale, poeta trasferitosi a Roma dalla Hispania Tarraconensis, si lamentava di dover salire 200 gradini prima di arrivare nella sua piccola casa in affitto.  

Giovenale a sua volta narra di frequenti crolli e incendi che creavano spesso il panico.

Dunque, accostandoci con una nuova attenzione all’Insula dell’Ara Coeli possiamo scorgere, 9 metri più in basso dell’attuale piano di calpestio, le tabernae e il primo piano del caseggiato, che si sviluppava anche nell’area sotto l’attuale via del Teatro di Marcello: quando camminiamo a Roma, spesso i nostri piedi passano sopra un vero tesoro sepolto.

Tabernae Insula dell’Ara Coeli               
Pavimento case Insula dell’Ara Coeli                       

Al di là dei più famosi monumenti che sono arrivati a noi attraverso varie e fortunate vicissitudini, il volto più antico e verace della Roma popolare è davvero quasi tutto obliterato. È assai più facile immaginare la vita quotidiana degli antichi Romani andando fuori Roma, visitando ad esempio Ostia antica, Pompei, Ercolano.

Al centro di Roma rarissime sono le occasioni di poter camminare ancora tra i piani di un caseggiato popolare della città antica.

Con un permesso speciale della Soprintendenza archeologica capitolina ho condotto molti gruppi all’interno dell’Insula dell’Ara Coeli e amo condividere il più possibile emozioni così indimenticabili.

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di Maria Cristina Zitelli