Siamo già alla soglia del terzo millennio e l’attuale Governo, benché pressato da una opposizione sia pure confusionaria, non riesce a destreggiarsi nei meandri di una manovra che, a parer nostro, non riesce ancora ad inquadrare i problemi che assillano la cosa pubblica. Da aggiungere che in questi ultimi tempi siamo stati investiti da una valanga di scandali, riciclaggi e corruzioni di varia natura che sono una spina nel fianco di tutti i partiti.
Sicuramente per arginare questa deriva non bastano le trovate del Ministro Brunetta, rastrellate dalle sue lontane memorie giovanili, che non aggiungono nulla di nuovo ai vecchi discorsi di coloro che l’hanno preceduto nel suo dicastero, come non sono sufficienti le ricette del Ministro Tremonti che cerca di risolvere la crisi economica che ci ha colpito con i tagli sulle risorse da destinare ai dipendenti pubblici, resi ancor più poveri rispetto ai corrispondenti operatori europei. Si tratta forse di quella logica perversa in base alla quale certi economisti italiani ritengono parassitari tali lavoratori ? Oppure di una volontà denigratoria di un Governo che, perseguendo la politica del libero mercato, privilegia soltanto i lavoratori delle aziende produttive ed ignora gli interessi dei cosiddetti colletti bianchi, mal tollerati a causa del loro impiego ritenuto sicuro rispetto al restante mondo del lavoro, che sottoposto alla precarietà occupazionale ha bisogno di maggior tutela. Necessità questa abbastanza plausibile, che comunque non giustifica l’avversione preconcetta riguardo al settore pubblico, che comunque eroga servizi indispensabili per la collettività.
Oggi si riscopre che gli organici delle amministrazioni degli Enti sono in esubero e che debbono essere adeguati alle esigenze burocratiche del momento, in quanto tale situazione fa lievitare oltre misura i costi di gestione aumentando gli oneri della bilancia dello Stato. In effetti i precedenti Governi, sia di destra che di sinistra, si sono posti tale problema, ma senza alcun risultato positivo perché è sempre prevalso l’interesse di mantenere gli equilibri raggiunti in sede elettorale ed evitare la possibilità di qualsiasi conflittualità che potesse comprometterli.
Premesso ciò, nasce spontaneo chiedersi: quali soluzioni ricercare per eliminare una situazione che oggi più che mai risulta insostenibile, soprattutto per via dei rapporti che intercorrono con la comunità europea, cui dobbiamo rendere conto delle nostre attività sul piano finanziario ed amministrativo ? In effetti, i rimedi non debbono essere peggiori dei mali che ci affliggono, ma intesi a superare la crisi che attualmente ci attanaglia, attraverso un estremo rigore nella gestione degli apparati pubblici, basata sulla eliminazione delle spese superflue sostenute per enti considerati inutili, nonché sull’abbattimento degli organici pletorici con la redistribuzione del personale eccedente a copertura delle vacanze esistenti. Indubbiamente, questa proposta potrebbe comportare un freno alle assunzioni dall’esterno per quanto riguarda il settore pubblico, privilegiando coloro che hanno già avuto la ventura di impiegarsi e penalizzando chi è ancora da decenni in cerca di occupazione, per cui ci troviamo dinanzi ad una folta schiera di giovani invecchiati senza alcun avvenire che non hanno neanche la prospettiva di un trattamento pensionistico. Ma questa è l’Italia !