In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata lanciata un’importante iniziativa per dare concreto aiuto alle vittime di violenze domestiche.
La Ministra delle Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, unitamente ad Abi, Federcasse (la Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali), l’Ente Nazionale per il Microcredito e Caritas italiana hanno definito un Protocollo di intesa per l’istituzione del cosiddetto “Microcredito di libertà”.
Il lancio del Protocollo è avvenuto simbolicamente nel giorno di questa ricorrenza, proprio per sottolineare l’attenzione concreta che deve essere riservata al fenomeno della violenza sulle donne, da parte tanto delle istituzioni quanto di tutta la società civile.
Si tratta di uno specifico strumento finanziario per l’emancipazione economica delle donne colpite da molteplici forme di violenza. L’obiettivo è accompagnare le donne assistite dai Centri Antiviolenza in un percorso di liberazione e reintroduzione nelle comunità attraverso il raggiungimento della propria indipendenza economica, uno dei problemi che inchioda le vittime in una relazione di dipendenza nei confronti dei loro carnefici.
Con tale Protocollo si punta sulla fiducia e sulla responsabilità e non meno importante sull’acquisizione di nuove competenze. L’attivazione di un sistema di microcredito, imprenditoriale e sociale, di questo tipo permette di intervenire proprio nel momento in cui, a seguito di denuncia, le donne sono più esposte alla povertà. L’allontanamento dai contesti di supporto economico, generalmente basati sui rapporti familiari o sociali nei quali le violenze si sono manifestate, getta le donne nell’incertezza e spesso fa da deterrente o da ripensamento per un’effettiva possibilità di uscire dal tunnel di una violenza fisica e psicologica che, non dimentichiamo, molto spesso coinvolge figli di minore età.
Ai sensi dell’Art. 111 del Testo Unico Bancario il microcredito “imprenditoriale” potrà essere garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI (piccole e medie imprese) nella misura massima prevista dalla legge (ad oggi per il 90%). I finanziamenti invece di microcredito “sociale” saranno bensì garantiti al 100% da un nuovo fondo di garanzia, costituito dal Dipartimento delle Pari Opportunità con una dotazione iniziale di tre milioni di euro.
Lo schema definito nel Memorandum per l’avvio del microcredito di libertà con la collaborazione delle organizzazioni firmatarie, prevede da parte dei Centri Antiviolenza una fase iniziale di selezione delle richieste avanzate dalle donne, affidandole a tutor specializzati, individuati all’interno dell’Albo gestito dall’Ente Nazione per il Microcredito. I medesimi tutor proseguiranno l’istruttoria delle domande, sottoponendole al vaglio dell’intermediario finanziario convenzionato prescelto dalle beneficiarie.
Le banche e gli intermediari aderenti all’iniziativa valuteranno a loro volta la concessione del finanziamento alle migliori condizioni, potendo anche ricorrere all’ausilio qualificato degli operatori di microcredito, per la gestione e l’erogazione delle pratiche.
Si aggiunge, quindi, un importante tassello nella soluzione del problema della violenza sulle donne. Si valorizza l’esperienza femminile da un lato, mentre dall’altro alle tre “p” (prevenzione, protezione e punizione) si aggiunge la quarta della promozione delle donne attraverso il lavoro.
Ricordiamo che il microcredito si è rivelato, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, uno strumento molto efficace nei confronti di soggetti vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico, che generalmente sono esclusi dal settore finanziario formale.
Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank, chiamato il banchiere dei poveri, ha rivitalizzato tale strumento conseguendo risultati tali da fare da apripista in tutto il mondo e conseguendo per tale merito il Premio Nobel per la Pace nel 2006.
La strada intrapresa con l’iniziativa del “microcredito di libertà” si pone, quindi, su di cammino che ha contribuito al superamento di molti problemi e che contribuisce a “spegnere” la violenza.
di Rosaria Russo