Nel nuovo millennio la corsa allo Spazio, che durante la Guerra Fredda aveva visto protagonisti Usa e URSS, ha ripreso vigore interessando nuovi attori e riportando la sfida alla Luna, con i suoi preziosi giacimenti, il potenziale scientifico di conoscenze non acquisibili sul nostro pianeta e la possibilità di creare avamposti per andare su Marte
Nell’ultimo mese si sono susseguite due missioni spaziali, che segnano il protagonismo dell’Asia, l’una fallita, l’altra andata a buon fine. Il 23 agosto scorso l’India ha realizzato la storica impresa di essere la quarta nazione al mondo ad atterrare sulla Luna e la prima a farlo in una parte finora inesplorata, vicino al Polo Sud del nostro satellite. La missione Chandrapayan-3 si è conclusa con un vero successo con l’allunaggio del lander Vikram, dal quale si è poi staccato il rover a sei ruote Pragyan, grande come una grossa scatola di scarpe e alimentato da pannelli solari, che fornirà analisi del suolo e delle rocce lunari, grazie agli spettroscopi di cui è dotato.
Meno fortunata invece la missione russa, che alcuni giorni prima ha visto fallire l’atterraggio sulla Luna della sonda Luna-25, schiantatasi pochi minuti prima di toccare il suolo del satellite.
Con il successo della missione indiana, l’Asia quindi diventa nuova protagonista nello Spazio, ricordando anche l’ambizioso programma cinese di riportare l’uomo sulla Luna entro il 2030 e l’invio avvenuto a maggio di un civile, il professore di astronautica Gui Haichao, alla stazione spaziale cinese Tiangong, di recentissima costruzione e ancora in fase di completamento.
Molto poco si è parlato di un’altra missione, che forse per la sua portata spirituale desta meno interesse. Si tratta del lancio dello Spei Satelles, un satellite artificiale italiano, parte della prima missione spaziale della Santa Sede, per evidenziale il rapporto tra scienza, tecnica e fede. Il progetto è stato coordinato dal Dicastero per la comunicazione, coinvolgendo l’Agenzia Spaziale Italiana, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Politecnico di Torino e altri partner. Il satellite è stato realizzato da un gruppo di studenti del Politecnico di Torino, sotto la supervisione della docente Sabrina Corpino a partire da gennaio 2023. Si tratta di un CubeSat, un satellite in miniatura, non più grande di una scatola per calzature, che con il suo scarso peso consente un accesso a basso costo allo Spazio. Si tratta di una categoria di satelliti piccoli ma potenti, che possono fare le stesse operazioni di quelli più grandi, come scattare foto, girare video, ricevere e trasmettere dati di ogni genere. Dal 1998 ne sono stati lanciati più di 1.300. All’interno del cubesat messo in orbita, è custodito il libro di Papa Francesco “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” Il libro è stato miniaturizzato dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del CNR. Il lancio è stato effettuato il 12 giugno scorso dalla base americana di Vanderberg in California e sarà controllato dall’Agenzia Spaziale Italiana.
Lo scopo è di lanciare semi di speranza, con questo progetto nato proprio nei giorni più bui della pandemia da Covid-19. Un nanobook, una lastra di silicio, di 2x2x2 mm, che vuole mandare un messaggio di speranza a tutta l’umanità.
Il satellite è anche dotato della strumentazione di bordo per funzionare ed essere guidato da terra. Per il tempo di permanenza in orbita saranno captabili, nel momento in cui il cubesat sorvolerà quella porzione di Terra, e facilmente codificabili in modo testo, frasi dal Magistero Pontificio, aventi per tema pace e speranza. La missione è stata pensata anche per attivare coloro che si lasceranno coinvolgere, infatti attraverso il sito www.speisatelles.org sarà possibile seguire l’evoluzione della missione. Dal giorno dell’apertura del sito, in centinai hanno aderito al progetto iscrivendosi al sito e ottenendo una simbolica carta di imbarco, con cui ciascuno è “salito a bordo” impegnandosi a fare un’azione concreta di pace e misericordia.
di Rosaria Russo