Introduciamo questo numero con i versi “Odi et amo”, il carme più noto del poeta latino Catullo. Mai come in questo periodo storico, tali parole rappresentano la massima raffigurazione di stati d’animo e sentimenti vissuti da ogni individuo, la sublimata manifestazione di un dissidio interiore e di un travaglio amoroso, che l’umanità oggi nasconde sotto celate espressioni, virtuali messaggi di un’esistenza artefatta, costruita su fraseologie idiomatiche, che mascherano la spontanea gestualità e concreta dimostrazione di affettività. Sentimenti contrastanti, che evidenziano la difficoltà di relazione profonda e corrisposta con la persona oggetto del nostro amore e in una visione più ampia con l’altro da sé, il senso di solitudine vitale, sempre più pervasivo, l’immagine sempre più attuale dell’impossibilità ed incapacità del genere umano, femminile e maschile, di costruire e mantenere un rapporto, basato sul rispetto dell’individualità nella differenza e reciprocità, con l’unica soluzione alternativa possibile nel trovare risposta solitaria e sofferta dentro di sé, in una ricerca continua interiore e spirituale. Una chiave di lettura moderna della poesia catulliana è descritta nell’articolo di seguito riportato, una lezione “social”, che può essere da insegnamento, spunto di riflessione per imparare a non aver paura dei buoni sentimenti e a saper dominare quelli negativi e distruttivi. Buona lettura! (La Redazione)
Odi et amo
La lezione “social” di Catullo
Chi ambisce a interagire sui social con sintesi ed efficacia, trova in Catullo una potente lezione ante litteram.
Chi è Catullo?
Gaio Valerio Catullo, poeta latino vissuto tra l’anno 84 e il 54 avanti Cristo, faceva parte della schiera dei cosiddetti “poetae novi”, i poeti nuovi.
Facendo riferimento a quanto già sperimentato nel mondo greco-alessandrino nel III secolo avanti Cristo, i poetae novi erano portatori di una grande novità: il desiderio di staccarsi dai canoni della poesia epica per accedere a una narrazione più personale, legata all’esperienza individuale, semplice, quotidiana.
Dunque, Catullo sperimentò una forma espressiva evocativa di sentimenti ed emozioni profonde, degne di essere considerate universali.
Lesbia
Catullo seppe portare su un piano universale anche il suo amore per Lesbia.
Lesbia in realtà si chiamava Clodia Pulchra ed era una donna della società romana, elegante, colta, raffinata, libera e disinibita.
Il soprannome tendeva a idealizzare la donna amata, mettendola in relazione con Lesbo, l’isola della poetessa greca Saffo.
Di qui i sentimenti contrastanti di un povero innamorato, pieno di tenerezza e di rancore per la sua donna ideale e insieme inaffidabile.
Odi et amo
Osserviamo dunque lo stile incisivo di Catullo, denso di significati espressi in poche parole fulminanti.
Lo facciamo attraverso il Carme 85: il più famoso.
Ecco il distico elegiaco (due versi legati da un ritmo metrico estremamente armonico) di cui si compone, seguito dalla traduzione di Salvatore Quasimodo:
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior
Odio e amo. Forse mi chiederai come sia possibile;
non so, ma è proprio così, e mi tormento.
(Salvatore Quasimodo)
Un esempio di “brevitas” che giunge a noi dal primo secolo avanti Cristo.
Questo componimento brevissimo ha il potere di farci entrare fulmineamente nella vibrazione del poeta.
Il tema che egli tratta è davvero dentro di noi, antico come l’uomo.
E’ il tema dell’assurdo contrasto dei sentimenti d’amore.
Catullo risuona in noi con questi suoi versi perché ci parla del suo privato, ponendolo sotto una luce universale.
Egli ci rivela così che ogni donna, ogni uomo, preso o presa nella sua propria individualità, ha probabilmente vissuto nei secoli una medesima lotta interiore.
Da notare è la potente sintesi sonora e intrinseca dell’ultima parola: “excrucior”, cioè “sono messo in croce”.
Poesie d’autore
E Catullo da chi prese lezione?
Si parla spesso della modernità di Catullo, eppure…
Anche Catullo dovette raccogliere lezioni molto più antiche di lui.
Dal mare dell’oblio emerge, per esempio, un frammento di Anacreonte, poeta lirico greco che scrive tra VI e il V secolo avanti Cristo:
“Amo e non amo,
sono pazzo e non sono pazzo.”
(Frammento 46, Gentili)
Ancor più vicina alla sensibilità di Catullo fu Saffo, la greca indimenticabile poetessa del VII secolo avanti Cristo.
Come abbiamo già sottolineato, dall’isola di Lesbo, dove ella visse, deriva il soprannome che Catullo attribuì alla sua amata.
Il famosissimo Frammento 31, detto “Ode della Gelosia”, di Saffo, è stato “travasato” da Catullo nel suo altrettanto famoso Carme 51, nel quale egli ha tratteggiato in latino la medesima situazione descritta da Saffo in greco.
Di nuovo, sentimenti universali: si esprime la sofferenza fisica causata dal crudele tormento della gelosia d’amore.
Alla vista del rivale in amore, cosa succede al tuo corpo?
Ti si bloccano i sensi, sotto la pelle senti scorrere un fuoco sottile, il tuo volto si impallidisce…
Dopo innumerevoli generazioni, tutti ci ritroviamo in questa descrizione, conosciamo bene queste sensazioni, le ricordiamo e quasi le proviamo di nuovo, se solo ci pensiamo.
Un tweet di successo
Tornando al breve componimento “Odi et amo”, Catullo ci appare qui profondamente consapevole della potenza del suo messaggio, reso forte proprio dalla sua brevità.
Riconosciamolo, oggi questo sarebbe un tweet di grande successo.
di Maria Cristina Zitelli