E’ allestita a Roma, una delle mostre più belle ed interessanti della stagione artistica del panorama italiano e non solo. ” L’Ottocento. Da Canova al Quarto Stato ” ci mostra le meraviglie della pittura e della scultura italiana, attraverso due snodi principali che vanno dall’età Napoleonica e alle guerre d’indipendenza, al dopo Unità.
Due i piani tra i quali si distribuiscono le circa 100 opere disposte ed organizzate non per aree tematiche, bensì in ordine cronologico, sottolineando spesso con grande impatto scenico, gli eventi più incisivi della storia della penisola , raccontando gli anni decisivi per la svolta storica che è conseguita per il paese.
Inizia dalla fine, la mostra alle Scuderie del Quirinale che, con “La maternità” (un immenso dipinto di fine ottocento di Gaetano Previati), già ispirata alle tecniche che anticipano il divisionismo, dove le figure vengono tratteggiate mediante lunghi filamenti luminosi.
Sulla scalinata che porta al primo piano, il celeberrimo Quarto Stato, emblema delle speranze di fine secolo, spicca nella sua maestosità a chiusura e ad apertura del percorso artistico che immediatamente, fa spostare l’attenzione sui Pugilatori di Canova, artista diventato simbolo dell’identità nazionale all’estero.
Appesi alle pareti dipinte interamente di blu, una carrellata di quadri più o meno noti, passando dagli originali e scheletrici soggetti di Vincenzo Bonomini, ai numerosi ritratti celebrativi di famiglie nobili e di personalità importanti; dai colori caldi e densi del periodo Romantico che catturano lo sguardo verso le tele a soggetto paesaggistico e mitologico ed alle scene di vita quotidiana nelle città preunitarie.
Hayez è il protagonista, quasi incontrastato delle ultime pareti del primo piano, con le sue Veneri e i suoi nudi soffici e luminosi, nonché con il famoso Bacio e altri oli su tela dal tratto tanto nitido quanto tenebrosi sono i soggetti che decide di rappresentare.
Il secondo piano è dedito completamente al periodo che segue l’Unità d’Italia, con dipinti (su pareti che sono diventate gialle), che abbandonano completamente le tematiche del Romanticismo, per intingersi nel puro realismo attraverso le opere dei Macchiaioli, con un Fattori dal disegno vigoroso e intento in descrizioni accurate della realtà quotidiana, catturando immagini apparentemente marginali, che seguono tuttavia il filo rosso della denuncia diretta alla guerra.
Le ultime opere della mostra ripescano le mitologie, la poetica e gli stati d’animo tormentati che sono impressi in tele che riceveranno il giusto apprezzamento solamente con l’approdo in Italia del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti.