Con la Strategia europea per la parità di genere 2020-2025, presentata a marzo 2020 dalla Commissione UE a sostegno dell’obiettivo 5 dell’Agenda 2030, la Commissione integrerà la prospettiva di genere in tutte le politiche e le principali iniziative dell’UE. Per colmare i divari e per consentire all’Europa di sviluppare il suo pieno potenziale nelle imprese, nella politica e nella società, la strategia delinea una serie di azioni fondamentali, come: porre fine alla violenza ed agli stereotipi di genere; garantire una parità di partecipazione e di opportunità nel mercato del lavoro, compresa la parità retributiva e conseguire un equilibrio di genere a livello decisionale e politico.
A supporto del raggiungimento della parità di genere, a livello nazionale è intervenuta la task-force presieduta da Colao, che ha determinato l’inserimento di una serie di interventi mirati nelle linee strategiche del Piano di Rilancio del paese, tra cui “Individui e famiglie in una società più inclusiva ed equa”, che prevede tra gli obiettivi quello di promuovere empowerment femminile al lavoro, nelle istituzioni e nella società attraverso l’introduzione di incentivi, norme che prevedano quote di genere, programmi e linee guida per riequilibrare la presenza femminile negli organi apicali e consultivi e ridurre il divario retributivo di genere.
Nel documento presentato dalla task-force sono state richieste maggiori risorse per le donne vittime di violenza, per le spese di sussistenza, alloggio, salute, educazione e socializzazione dei figli e corsi professionali, oltre che agevolazioni alle imprese che assumano donne, inserite in percorsi di accoglienza e protezione presso Centri Anti Violenza o “case rifugio”.
Sono stati previsti, inoltre, interventi per aumentare le case rifugio presenti nei territori e rafforzare i Centri Anti-Violenza pubblici e privati, al fine di attuare misure efficaci di accompagnamento al processo di uscita dalla violenza delle donne, in ottemperanza di quanto sancito dalla “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica”, nota come Convenzione di Istanbul.
Il raggiungimento dell’obiettivo della parità di genere, richiede di intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione in essere nei confronti delle donne, che riguardano prioritariamente, la partecipazione al mondo del lavoro, la segregazione e la qualità del lavoro, le disuguaglianze tra donne e uomini nell’allocazione del tempo dedicato al lavoro di cura, al lavoro domestico ed alle attività sociali, l’uguaglianza di genere nelle posizioni decisionali a livello politico, economico e sociale. Gli interventi proposti nel piano, sono altrettanto numerosi, partendo dall’eliminazione degli stereotipi di genere attraverso attività culturali e formative, facendo attenzione all’uso del linguaggio nei libri di testo scolastici o più in generale nella comunicazione attraverso i media e le pubblicità. E’ recente il caso che ha suscitato molte polemiche di una nota azienda automobilistica, che si è presentata al pubblico con uno spot, subito ritirato, per il lancio di una nuova auto promossa, utilizzando l’immagine di una bambina intenta a mangiare una banana.
Innovativa è, infine, la valutazione di impatto di genere (VIG) da adottare ad ogni livello istituzionale, quale metodologia di progettazione ed analisi delle iniziative legislative, regolamentari e amministrative, da diffondere anche nello sviluppo delle policy aziendali nelle imprese.
Gli anzidetti interventi sono stati inseriti nel Piano di Rilancio del Governo, che verrà presentato ad ottobre alla Commissione UE, insieme alla Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF), per l’accesso ai fondi previsti dal Recovery Fund europeo Next Generation Eu.
di Franca Terra