Lo sviluppo tecnologico ha travalicato ogni limite umano: permeandosi ed attecchendo in ogni settore lo migliora ed arricchisce.
Esiste un doveroso, individuale, codice morale da osservare per i pubblici impiegati, per un veloce e sinergico adeguamento alle moderne tecnologie, funzionale ai servizi a rendersi alla collettività.
Per tale ragione, se lo spirito operativo non è in sintonia ed in perfetta coesione ed armonia con l’osservanza di un poliedrico e funzionale un sistema di regole e procedure, mancando una maggiore consapevole partecipazione e un fattivo, prolifero, propositivo individuale miglioramento cognitivo e funzionale, che implementi in tempi brevi le competenze e le sinergie professionali che si rendono necessarie in direzione del miglioramento dei servizi da erogare per la soddisfazione delle multiformi plurisettoriali esigenze e non più remote tutele dei cittadini, il sistema che lo stesso rappresenta non potrà mai ancorarsi ad un sinergico processo evolutivo ed accrescerne rapidamente l’immagine, ne potrà mai diventare macchina e struttura portante e prolifera dell’ economia, per ergersi a simbolo e i salvaguardia del miglioramento della stessa qualità della vita dei consociati.
Occorre velocizzare i processi di formazione, i tempi di sviluppo e crescita dei servizi, fomentare, positivamente, gli stimoli, rinsaldare la fiducia nelle istituzioni in perfetta linea con le esigenze dei celerità di un’economia battente salita verso l’alto.
Il processo di sburocratizzazione delle procedure e dei servizi alla cittadinanza è un passo importante e fondamentale se si vuole dare maggior piglio e concretezza alla funzione istituzionale che soprintende la stessa PA.
Per anni il dipendente pubblico è stato vilipendiato ritenendo, i più, che il suo ruolo fosse da ostacolo alla crescita ed allo sviluppo della società, e tale è stata la reale situazione, se si considerano gli scandalosi e penosi episodi corruttivi e concussivi, a tutto svantaggio dell’immagine della p.a. e di chi, principalmente, la rappresenta.
Per certi aspetti il settore privato ha per anni surclassato il pubblico, sia in termini di risultati che di efficienza.
Tutto ciò è stato lentamente debellato, grazie ai molteplici interventi legislativi che hanno iniziato a dare, a cominciare dagli anni 90, maggiore linfa e valore al negletto settore, in cui potevano avere accesso i pochi, fortunati, eletti.
Un passo di rilevo è stato avviato con la privatizzazione del pubblico impiego, successivamente rinvigorito dalle norme contenute nel decreto Brunetta che ha dato maggior vigore alle istituzioni rinsaldando la rottura per anni si era, negativamente, cristallizzata tra il settore pubblico e quello privato.
L’anonimato che per anni ha nascosto e tutelato errori e negligenze, orrori e violazioni, invadenze e privazioni, con la Legge 241 del 1990 è stato totalmente eleminato, e ciò è avvenuto mediante l’introduzione del responsabile del procedimento.
Per non parlare delle norme a tutela della privacy, che hanno finalmente conferito ogni tutela ai nostri dati, violati a più non posso in ogni dire e fare, oltre a tutto ciò che ne è conseguito.
Ora, per il pubblico impiego è giunto il tempo di una maggiore e prolifera innovazione: sottrarsi a questa necessità significherebbe togliere “voce” al cammino in progress della collettività.
Ma vi è un dippiù.
Oggi nuove esigenze incalzano: la semplificazione delle procedure, in tutti i settori, è diventata un’emergenza da fronteggiare e risolvere a tutto campo, affinché si possa rendere agevole ai cittadino la strada di accesso ai servizi preposti a salvaguardia dei suoi individuali e principali diritti ed interessi, tutelati e garantiti dalla stessa costituzione repubblicana.
In questo processo non può essere sminuito il valore del dipendente pubblico le cui funzioni dovranno essere valorizzate attraverso specifici processi formativi.
I limiti che per anni hanno attanagliato il processo di standardizzazione delle regole, le pregresse limitazioni ancestrali ancorate alla totale assenza di elasticità, hanno provocato forti scossoni, danneggiato, per lunghi, dolorosi decenni, il complessivo comparto pubblico e di rimbalzo la collettività.
La meritocrazia, in questo innovato sistema di regole e di friabili procedure in fieri, non può che avere un ruolo fondamentale, uscendo dall’ermetico guscio siderale che la teneva incognita e negletta rispetto alla produttività complessivamente valutata a valle dei premi di raggiungimento dei risultati, erogati a cascata, a causa di una prassi non in sintonia con i tempi di celerità ed a totale decremento dell’uguaglianza di tutti di fronte alla legge.
Per anni, a discapito dell’efficienza efficienza individuale dei tanti che hanno profuso impegno ed energie vitali, nel miglioramento dei processo produttivo dei servizi, proprio a causa di un allineamento dei risultati, valutati senza distinzioni ed esame delle reali professionalità in campo, vani si sono rivelati gli atipici sforzi dei veri, pochi, devoti alla p.a.
Fortunatamente, ora si è giunti a porre le premesse per poter conferire il giusto riconoscimento all’impegno profuso in p.a., in capo al dipendente che ne ha il reale merito, rivalutando le professionalità.
di Angela Gerarda Fasulo