Definiamo gentrificazione il cambiamento di popolazione che sta avvenendo in alcuni quartieri delle nostre città, Il termine deriva dall’inglese gentrification di cui gentrificazione è l’italianizzazione, termine coniato dalla sociologia per descrivere il cambiamento avvenuto negli anni 60/70 in alcuni quartieri operai di Londra con il trasferimento di classi più agiate nei quartieri popolari.
Anche da noi, negli ultimi anni, gli abitanti tradizionali di alcuni quartieri popolari sono stati sostituiti da altri abitanti con un tenore di vita più alto se non addirittura dai “ricchi”. Quelle che erano considerate un tempo periferie ora divengono centro storico , e con il livello economico più alto cambia anche l’identità dei quartieri, il commercio, i servizi, le scuole ed addirittura l’insegnamento; mutano i vecchi abitanti che estromessi finiscono spesso nelle nuove periferie senza servizi e strutture poste ai margini delle città dove per loro tutto inizia di nuovo.
In molte città italiane, ma anche nel resto dell’Europa, sta avvenendo un cambio di popolazione in molti quartieri delle città. quartieri storicamente abitati dalle fasce meno abbienti della popolazione, ma zone esteticamente belle, case popolari d’epoca costruite con criterio, funzionali ma mai dimentiche della bellezza. Questi quartieri sono divenuti negli ultimi anni centro della movida con discoteche, bistrot e ristoranti di lusso. Il trasferimento di fasce più agiate della popolazione ha portato ad aumento degli affitti, a sfratti e dopo la dimissione degli appartamenti degli Enti pubblici, spesso collocati in questi quartieri, appartamenti venduti o a prezzo stralciato a vecchi inquilini già dalla fine degli anni ‘90, è accaduto che questi nuovi proprietari abbiano poi rivenduto gli immobili pensando di utilizzarli quale capitale per la sistemazione dei figli o come assegno per la vecchiaia. Ci sono però anche altre motivazioni che hanno portato alla vendita degli appartamenti come l’aumento del costo della vita in questi quartieri, i vecchi amici estromessi con gli sfratti, le società immobiliari che hanno acquistato dagli enti gli appartamenti e anche il fatto che chi era riuscito ad accaparrarsi l’immobile nel quale viveva prima in affitto da più generazioni è stato assoggettato a spese condominiali un tempo calmierate dagli enti pubblici gestori, spese che non si è stati in grado di affrontare. Una lancia va spezzata in favore di questi “dannati” del condominio, perché oltre le spese di routine si sono trovati ad affrontare spese di ristrutturazione degli immobili imposte, spesso ad arte, dai condomini “ricchi” ultimi venuti negli appartamenti. Questi nuovi proprietari, spesso uniti nelle proposte di lavori costosissimi di ristrutturazione, hanno costretto gli ultimi abitanti del quartiere a vendere gli appartamenti, magari proprio ai suddetti condomini. A Roma si usa dire che hanno fanno cordata con i lavori per prendere a prezzi stralciati gli appartamenti dei vecchi abitanti del quartiere. I quartieri perdono dunque la loro popolazione e la loro identità, vedasi Venezia, il centro storico di Firenze e la case degli attori in Toscana, i navigli per Milano e a Roma quartieri quali Trastevere, i Monti, Testaccio e la Garbatella una volta quartiere popolare ispirato al Garden City Movement , la città giardino, con architettura definita “onirica”, che negli ultimi anni è divenuto appetibile per quella fascia di popolazione definita come radical chic. Le case hanno allora acquistato valore economico ma è cambiato “ il senso” del quartiere. A Roma, come in altre città hanno acquistato valore anche alcuni rioni senza storia e senza servizi, addirittura alcune specifiche vie all’interno di un quartiere solo perché magari collocate vicino ad uffici, enti pubblici o ospedali. Per Roma prendiamo ad esempio un territorio adiacente al Policlinico Gemelli, con pochissimi negozi, senza storia, se non si vuole considerare storia il passaggio dell’antica via Francigena o importanti costruzioni romane non visibili, perché sepolte per la costruzione del passante. Questa zona, con l’unica fortuna di avere un grande polmone verde del pineto, è divenuta ormai dimora di professionisti quali medici, avvocati, commercialisti, insegnanti, solo perché vicino all’Università Cattolica e quindi i prezzi degli appartamenti sono saliti, si sono acquistate case anche solo per affittarle a studenti o per locazioni momentanee a parenti di persone ospedalizzate. Anche qui sono state fatte le cosiddette cordate, si sono imposti lavori, e si è tentato di estromettere in questa maniera i vecchi proprietari degli appartamenti. In questi quartieri il cambio di popolazione non ha portato nemmeno i vantaggi della creazione di nuove strutture, qui niente bistrò, o negozi d’arte, ma solo dormitori molto costosi per studenti o arricchiti dell’ultima ora, quindi la situazione peggiore.
Che dire, non vorrei veicolare l’immagine romantica e forse anacronistica dei panni stesi su fili sospesi, del fornaio che chiami per nome e del caffè preso al bar parlando con il vicino, ma non è certo piacevole pensare a gente estromessa dalle loro case, di relegare fuori del raccordo lo strato sociale popolare, fare strutture solo quando il quartiere cambia configurazione sociale e creare nuovi quartieri ghetto, dove parcheggiare gli antichi inquilini dei quartieri storici assieme ai nuovi migranti in attesa che poi anche queste borgate divengano “alla moda” appetibili per la fascia economica superiore e che la storia si ripeta.
Stefania D’Alessandro