In un recente presidio davanti agli stabilimenti di ST Microelectronics, è stata portata alla luce una questione di grande rilevanza sociale e lavorativa. Lo scopo del presidio era protestare contro il licenziamento di una lavoratrice fragile, in forza in ST Microelectronics da oltre due decenni. Questo evento ha sollevato dubbi sulla coerenza tra l’immagine aziendale e le pratiche reali, in particolare dopo che ST Microelectronics ha ricevuto per il secondo anno consecutivo il premio Top Employers Italia.
Il premio Top Employers Italia viene assegnato alle aziende che si distinguono per l’eccellenza nelle condizioni di lavoro, valorizzando lo sviluppo, il benessere e l’inclusione dei dipendenti. Il caso di ST Microelectronics, tuttavia, sembra contraddire questi ideali, mettendo in discussione l’effettiva applicazione dei principi che il riconoscimento intende promuovere.
La lavoratrice licenziata, cinquantenne con significativi problemi di salute, è stata allontanata con la giustificazione che l’azienda, nonostante il suo ampio organico, non riusciva a trovare un ruolo adeguato alle sue condizioni. Questa motivazione ha scatenato ampie critiche, sottolineando una possibile discrepanza tra la politica aziendale dichiarata e le azioni effettive.
La protesta ha evidenziato non solo la singola vicenda ma anche la più ampia questione del trattamento dei lavoratori fragili all’interno delle grandi multinazionali. Si pone l’accento sull’importanza di adottare pratiche lavorative che rispettino i diritti e le necessità di tutti i dipendenti, specialmente di quelli che si trovano in situazioni di vulnerabilità.
Il dibattito sollevato da questa situazione richiama l’attenzione sulle responsabilità sociali delle aziende, soprattutto quelle che, come ST Microelectronics, vantano riconoscimenti per l’eccellenza del loro ambiente lavorativo. È fondamentale che le pratiche aziendali riflettano i valori di inclusione e cura per i lavoratori, conformemente agli standard richiesti per riconoscimenti come il Top Employers Italia.
Da quanto riferisce la dipendente, in alcune interviste rilasciate durante il presidio, la motivazione alla base del licenziamento sarebbe la sua richiesta di un inquadramento economico confacente al lavoro svolto all’ufficio smistamento posta dell’azienda, che la vedeva svolgere il medesimo lavoro di altri due dipendenti (anch’essi invalidi ma con minore percentuale di invalidità) ma con una retribuzione inferiore. Questo fatto aggraverebbe ulteriormente la situazione in quanto a parità di mansioni dovrebbe corrispondere una parità di trattamento economico.
In conclusione, il caso di ST Microelectronics serve da monito per le aziende che aspirano a essere riconosciute come top employers. Dimostra che l’ottenimento di tale status richiede un impegno costante nel garantire che ogni dipendente, indipendentemente dalle proprie condizioni di salute, sia valorizzato e tutelato all’interno dell’organizzazione.
di Massimiliano Merzi