Il bonus baby sitting è andato soprattutto ai nonni. È quanto emerge da un rapporto dell’Inps. Finora sono stati pagati – in tutto o in parte – poco più di 550 mila baby-sitter e in maggioranza sono anziani. Infatti – rileva l’Inps – il 61% ha almeno 60 anni, “il che significa che presumibilmente si tratta di nonni”. Rilevante la presenza di pensionati di vecchiaia/anticipata, soprattutto per gli uomini. Significativa anche la quota di baby-sitter che nel 2020 sono stati in cassa integrazione oppure hanno percepito l’indennità di disoccupazione, anche tra i giovani. Nelle età centrali, circa un baby sitter su tre è risultato avere una posizione come dipendente privato. Quasi il 95% dei baby sitter ha avuto un solo committente, poco meno del 5% ne ha avuti due, il residuo (0,53%) tre o più. Le donne rappresentano il 79% dei baby-sitter con un picco del 95% nella fascia d’età 50- 54. L’importo totale erogato tramite la piattaforma del Libretto Famiglia è di 664,6 milioni di euro, con un “tiraggio” quindi del 92% dell’importo totale richiesto di 722,1 milioni di euro. I 556.348 baby-sitter hanno prestato la propria attività tra marzo e agosto, in media all’interno di un arco temporale di due mesi, con un picco nel mese di giugno (circa 300.000 prestatori) e un minimo ad agosto (circa 85.000). Considerando l’importo totale, pari a 664,6 milioni di euro, erogato tramite la piattaforma del Libretto famiglia, in cui 10 euro remunerano un’ora di lavoro, si tratta di un volume di 66,46 milioni di ore di lavoro, equivalenti a 384.000 lavoratori full time all’interno di un unico mese.
di Massimiliano Gonzi