Il lascito filosofico-intellettuale di Pascal è ancora vivo e stimolante e la grandezza di questo pensatore è confermata, a quattrocento anni dalla nascita, dalla lettera apostolica che Papa Francesco ha voluto dedicargli, per una rinnovata riflessione sul suo pensiero.
Una vita breve e intensa quella di Pascal, dedita esclusivamente agli studi matematici, filosofici e teologici, che terminerà a soli trentanove anni. Fu un talento precoce, segnato dalla perdita della madre nella primissima infanzia, con una capacità sorprendente di analisi scientifica. Già dai primi lavori giovanili lasciò il segno, contribuendo alla costruzione di calcolatori meccanici e allo studio dei fluidi: chiarì ad esempio i concetti di pressione e vuoto, ampliando il lavoro di Torricelli. A solo 16 anni scrisse un trattato di geometria proiettiva e lavorò con Pierre de Fermat alla teoria delle probabilità. Porta il nome di Pascal il triangolo aritmetico che descrisse nel Traité ma dopo un’incidente dal quale si salvò miracolosamente, decise di dedicarsi esclusivamente alla filosofia e alla teologia.
Come dice Papa Bergoglio in “Sublimitas et miseria hominis”, al centro della riflessione e del messaggio di Blaise Pascal vi è il paradosso della grandezza e miseria dell’uomo. In un secolo di grandi progressi in svariati campi della scienza, accompagnati da un crescente spirito di scetticismo filosofico e religioso, Pascal si è mostrato un infaticabile ricercatore del vero, sempre inquieto e attratto da nuovi e ulteriori orizzonti. Seguendo la lettera apostolica nella disamina del pensiero pascaliano, in questo filosofo è rimasta sempre viva la domanda di quale sia la natura umana. “Che cosa è l’uomo nella natura? – si chiede Pascal – Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla”. Il Pontefice riconosce in Pascal una straordinaria apertura alla realtà, alle altre dimensioni del sapere e dell’esistenza, apertura agli altri e alla società, attento ai problemi più sentiti della sua epoca, come ai bisogni materiali di tutte le componenti della società in cui viveva.
Papa Francesco definisce Pascal “un innamorato di Cristo che parla a tutti”. Se il filosofo francese può parlare a tutti è soprattutto perché si è soffermato sulla condizione umana. La sua celebre opera Pensieri, di cui sono rimaste famosi aforismi, è un monumento del pensiero, che va compreso alla luce della conversione al cristianesimo di Pascal, in cui Cristo e le Scritture sono centro e chiave. Come dice il teologo Hans Urs von BalThasar, nel suo percorso di scienziato Pascal ha costantemente richiamato la grandezza della ragione umana, invitando a servircene per decifrare il mondo circostante. L’esprit de géométrie, l’attitudine a comprendere in dettaglio il funzionamento delle cose, è la base per andare oltre la ragione naturale, per riconoscere i limiti dell’intelligenza stessa e aprirsi alle ragioni soprannaturali della Rivelazione, secondo una logica del paradosso che costituisce il suo segno filosofico e il fascino letterario dei suoi Pensieri. Ammiratore della sapienza degli antichi filosofi greci, Pascal ne riconosceva i limiti, che sono quelli della ragione, che non può da sola risolvere le questioni più alte e urgenti dell’uomo: il senso integrale del nostro destino, della nostra vita e della nostra speranza protesa ad una felicità eterna. Pascal, che vede l’uomo come una debole canna pensante, esposta alla forza del vento, degli elementi naturali, ritiene che la ricerca del bene e della verità in noi stessi non sia la soluzione alle miserie umane.
Come ricordava Giovanni Paolo II nella sua Enciclica sui rapporti tra fede e ragione, filosofi come Pascal si distinguono per il rifiuto di ogni presunzione e per la scelta di un atteggiamento di umiltà e di coraggio, avendo sperimentato che la fede libera la ragione dalla presunzione. Né l’intelligenza geometrica né il ragionamento filosofico permettono all’uomo di giungere da solo a una vista nitida sul mondo e su sé stessi. Pascal ritiene che l’esprit de finesse, l’intelligenza intuitiva, permetta la visione di insieme che fa scorgere tutti i principi. Questa intelligenza intuitiva è connessa con ciò che Pascal chiama il “cuore”; conosciamo la realtà non solo con la ragione, ma anche con il cuore. È in quest’ultimo modo che conosciamo i primi principi, e invano il ragionamento, che non vi partecipa affatto, cerca di metterli in dubbio.
Al centro di celebrazioni, dibattiti, citato per demolire o confermare riflessioni nel rapporto tra fede e ragione, Pascal è un pensatore, che parla al cuore inquieto anche dell’uomo contemporaneo, additando una strada fatta di un quotidiano, ordinario, anonimo camminare per le vie insegnate dal Vangelo e che ci fa vivi e non il compiere opere grandi e portatrici di fama illusoria.
di Rosaria Russo