La natura globale e multidimensionale del Cyberspazio e la sua crescente importanza ammettono nuove frontiere con prospettive e prove senza pari da affrontare sia per quanto riguarda l’accesso alle informazioni e alla conoscenza sia per la libertà di espressione, per la privacy e per l’etica.
Il cyberspazio implica aspetti tecnologici, sociali, culturali, economici e legali. Diverse leggi nazionali, molteplici linee guida di autoregolamentazione e una serie di trattati multilaterali compongono il suo attuale quadro normativo. In tale scenario fluido, l’evoluzione dei principi generali applicabili può svolgere un ruolo prezioso.
L’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, è stata coinvolta nello sviluppo dei principi della Internet Governance, principalmente attraverso il suo concetto di “Internet Universality”, che comprende quattro pilastri chiave, vale a dire: Diritti, Apertura, Accessibilità e Partecipazione Multistakeholder, cioè l’inclusione delle parti interessate nel processo decisionale e nella fase di implementazione (tali pilastri sono stati denominati con la sigla ROAM) .
Tali attori in passato hanno contribuito al successo di nuove reti tecnologiche assumendosi anche funzioni finalizzate al bene pubblico. Nel contempo, si sono aperti dibattiti sul ruolo appropriato di altri attori (ad es. Stati, organizzazioni interstatali, società civile, università, ecc.). Il “concetto di universalità” si riferisce alla partecipazione multi-stakeholder, che richiede un’ampia diffusione del processo decisionale partecipativo pur consentendo che formule diverse possano essere adatte per questioni diverse.
L’UNESCO, negli ultimi anni, si è sforzata di mettere in luce i seguenti assunti: (i) accesso all’informazione e alla conoscenza, (ii) libertà di espressione, (iii) privacy e (iv) dimensioni etiche della società dell’informazione. Pertanto, le decisioni sulla governance di Internet includono sia il ragionamento scientifico che le considerazioni sociali concernenti il potere e l’autorità, comprese le politiche su come le architetture tecniche vengono utilizzate per regolare e controllare i contenuti.
Tale tipo di architettura coinvolge il principio di “Apertura” nel concetto di “Universalità di Internet” ed è particolarmente rilevante per quelle questioni quali: standard aperti, accesso / architettura aperti, risorse di conoscenza aperte e innovazione aperta, nonché per le questioni relative alle barriere all’ingresso. L’infrastruttura Internet può essere considerata un proxy, cioè un tipo di server che funge da intermediario per le richieste da parte dei clienti alla ricerca di risorse su altri server, per il controllo dei contenuti: determinate politiche di Internet come l’ispezione deeppacket, cioè una forma di filtraggio dei pacchetti dati che esamina i contenuti dei pacchetti stessi (payload) alla ricerca di contenuti che non siano aderenti a determinati criteri prestabiliti, possono essere, infatti, utilizzate per funzioni di mediazione dei contenuti medesimi per le quali non erano state originariamente progettate. E soprattutto da parte del potere politico ed economico. Naturalmente, tale applicazione solleva questioni di mandato e di controllo democratico.
Inoltre, le stesse tecnologie che migliorano la diffusione dell’informazione dei cittadini sono applicate da molti attori per filtrare e censurare tali informazioni e per produrre sistemi di sorveglianza. Si tratta di approcci che hanno un impatto non indifferente sull’esercizio dei diritti umani (come la libertà di espressione e la privacy), nonché sul principio di neutralità della rete come parte di quella “apertura”, pilastro sostanziale del “concetto di universalità”. A questo proposito va ricordato che importanti meccanismi di governance di Internet, come il sistema dei nomi di dominio, sono governati e plasmati soprattutto dal settore privato e da attori tecnici.
Va detto a tale riguardo che i punti di controllo su Internet possono essere considerati come siti di conflitto globale su valori concorrenti. Tali punti di controllo sulla rete includono quelle risorse di particolare criticità (come gli indirizzi Internet), i protocolli e i regimi di interconnessione. Tali questioni implicano il rispetto dei diritti umani e includono anche la questione della capacità degli utenti di partecipare alle problematiche connesse con i valori e l’etica che si propongono con forza in rete. Ciò dipende dall’accesso a Internet come dimensione sociale. Questi elementi sono previsti nel terzo pilastro del concetto di “Universalità di Internet”, che mette in luce l’accesso universale, il multilinguismo, la qualità dei contenuti, l’empowerment degli utenti e considerazioni etiche.
È in corso una vera e propria disputa tra la geopolitica regionale ed i problemi di azione collettiva della globalizzazione di Internet. Nonostante l’internazionalizzazione di molte attività, non si può ignorare che la stabilità globale di Internet dipenda anche dalle condizioni locali della rete, poiché la supervisione locale e le strozzature delle infrastrutture locali possono fungere da “punti di passaggio obbligatori” per il traffico internazionale. Internet si configura ormai come uno spazio e una risorsa abilitanti per la realizzazione di tutti i diritti umani, compreso il diritto di tutti all’utilizzo della infrastruttura globale come parte del diritto alla dignità e per la partecipazione alla vita sociale e culturale. Durante la seconda ondata della pandemia di COVID-19 con tutti i suoi effetti che hanno colpito l’Europa, Internet ha cambiato le carte in tavola in molti campi sociali, politici ed economici. E bisognerà tenerne sempre più conto.
di Carlo Marino