La contrattazione collettiva per una ripresa inclusiva, sostenibile e resiliente
L’OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) ha pubblicato il primo di una serie di rapporti sul tema del dialogo sociale. Il nuovo studio evidenzia che la contrattazione collettiva può far progredire l’uguaglianza e l’inclusione e che essa ha svolto un ruolo importante durante la pandemia, dimostrandosi uno strumento efficace per i datori di lavoro ed i lavoratori per affrontare le sfide in corso nel mondo del lavoro.
La contrattazione collettiva è il pilastro del dialogo sociale: essa si poggia su due degli otto principi e diritti fondamentali sul lavoro, cioè la libertà di associazione e il riconoscimento effettivo del diritto alla contrattazione collettiva.
Gran parte della letteratura degli ultimi anni si è incentrata sull’impatto delle diverse istituzioni del lavoro sulle dinamiche del mercato del lavoro, in particolare nei paesi ad alto reddito. Vi sono invece meno informazioni sull’istituzione del lavoro rappresentata dalla contrattazione collettiva. In che modo i contratti collettivi regolano i salari e le altre condizioni di lavoro e come questo processo differisce tra i paesi e tra diversi contesti istituzionali. Altra tematica che richiede maggiori ricerche riguarda come vengono affrontate le sfide esistenti nel mercato del lavoro quali l’aumento delle disuguaglianze in molte parti del mondo, lo sviluppo delle competenze, l’inclusione dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro, le transizioni tecnologiche ed ambientali. Non meno attenzione merita la questione del modo in cui le parti sociali ricorrono alla contrattazione collettiva per sfruttare al meglio le opportunità che saranno disponibili in futuro.
Il rapporto OIL intende far luce su questi aspetti, basandosi sull’analisi dei contratti collettivi e delle pratiche vigenti in 80 paesi, con diversi livelli di sviluppo, nonché sui quadri giuridici e normativi di 125 paesi. Il lavoro si è focalizzato sui seguenti nove temi: salari; orari di lavoro; salute e sicurezza sul lavoro; protezione sociale; condizioni di lavoro; formazione; uguaglianza, diversità e inclusione; rapporti di lavoro.
La contrattazione collettiva, il processo di negoziazione volontaria tra uno o più datori di lavoro (o le loro organizzazioni) e tra uno o più sindacati, può ridurre in modo efficace le disparità salariali a livello aziendale, settoriale o industriale. Più alta, infatti, è la copertura dei contratti collettivi per i lavoratori, minori sono le differenze salariali.
La contrattazione collettiva può inoltre contribuire a ridurre il divario salariale di genere. Più della metà (59 per cento) dei contratti collettivi analizzati dal rapporto dell’OIL evidenzia l’impegno congiunto dei datori di lavoro o delle loro organizzazioni di rappresentanza e delle organizzazioni dei lavoratori per contrastare le disuguaglianze di genere, garantendo la parità di retribuzione per un lavoro di egual valore, introducendo congedi parentali e familiari e contrastando la violenza e le molestie di genere nel mondo del lavoro.
Secondo il rapporto, oltre un terzo dei lavoratori (35 per cento) di 98 paesi è coperto dalle disposizioni sui salari, gli orari di lavoro e le altre condizioni di lavoro contenute nei contratti collettivi, siglati da un sindacato e un datore di lavoro o un’organizzazione dei datori di lavoro. Tuttavia, il tasso di copertura della contrattazione varia notevolmente tra i paesi e va oltre il 75 per cento in molti paesi europei e in Uruguay a meno del 25 per cento in circa la metà dei paesi per i quali vi è disponibilità di dati.
Il rapporto evidenzia che la contrattazione collettiva ha svolto un ruolo cruciale nel mitigare l’impatto della crisi del COVID-19 sull’occupazione e sui redditi, contribuendo ad attutire le diseguaglianze e, allo stesso tempo, rafforzando la resilienza delle imprese e del mercato del lavoro e sostenendo la continuità dell’attività economica. L’adattamento delle misure di sanità pubblica durante la pandemia e il rafforzamento della salute e della sicurezza sul lavoro, unitamente ai congedi per malattia e le prestazioni sanitarie previste da molti contratti collettivi, hanno contribuito a proteggere milioni di lavoratori. I contratti collettivi stipulati per agevolare il telelavoro durante la pandemia stanno assumendo una natura strutturale e sono inseriti in accordi di lavoro più duraturi, che mirano a promuovere pratiche dignitose di lavoro ibrido o di telelavoro. Tali contratti affrontano le tematiche relative ai cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, la formazione adeguata e i costi legati al telelavoro, nonché la cyber-sicurezza e la protezione dei dati. Un certo numero di accordi rivede la regolazione degli orari di lavoro, stabilendo dei periodi di riposo e introducendo il diritto alla disconnessione, fissando i giorni e le ore in cui un lavoratore deve essere raggiungibile e migliorando l’autonomia dei lavoratori e il loro controllo sull’orario di lavoro. I contratti collettivi regolano inoltre l’inclusione e l’integrazione nella forza lavoro dei lavoratori fuori sede, così come le pari opportunità. Il congiunto impegno di lavoratori e datori di lavoro ha fornito ai paesi la capacità istituzionale di assorbire, adattare e trasformare i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro.
Come ha affermato Guy Ryder, Direttore Generale dell’OIL, durante la pandemia la contrattazione collettiva ha svolto un ruolo essenziale nel forgiare la resilienza, proteggendo i lavoratori e le imprese, assicurando la continuità delle attività produttive e salvando lavoro e redditi.
La contrattazione collettiva si rivela uno strumento essenziale per una ripresa incentrata sulla persona. Alla luce della crescita continua di alcune forme di lavoro, come quello temporaneo, a tempo parziale e a chiamata, i rapporti di lavoro multi-parte, il lavoro autonomo dipendente e, più recentemente, il lavoro su piattaforma, diversi paesi hanno adottato misure per garantire l’effettivo riconoscimento del diritto alla contrattazione collettiva per tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Come forma di co-regolazione, la contrattazione collettiva può fornire un importante contributo per una gestione inclusiva ed efficace del lavoro, con effetti positivi sulla stabilità, l’uguaglianza e la conformità delle imprese e dei mercati del lavoro.
Affinché la contrattazione sia efficace devono essere affrontate alcune priorità. Anzitutto è necessario rivitalizzare le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori per attuare un valido dialogo sociale. Altro elemento importante è realizzare l’effettivo riconoscimento del diritto alla contrattazione collettiva per tutti i lavoratori. Non meno necessaria inoltre è la promozione di una ripresa che sia inclusiva, sostenibile e resiliente. La contrattazione collettiva deve infatti mirare a contrastare le diseguaglianze e l’esclusione, garantire la sicurezza economica, facilitare le giuste transizioni e la flessibilità dell’orario di lavoro, promuovere un’agenda trasformativa per la parità di genere e la creazione di imprese sostenibili.
Da ultimo ma non meno importante, il ruolo delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori è fondamentale per raggiunger l’Obiettivo 8 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, promossa dalle Nazioni Unite, ovvero lavoro dignitoso e crescita economica.
Come avvenuto in passato, la resilienza istituzionale garantita dalla contrattazione collettiva può rafforzare quella necessaria per rispondere alle crisi future, legate ad esempio al cambiamento climatico o altri cambiamenti sociali ed economici, e promuovere la realizzazione del lavoro dignitoso.
di Rosaria Russo