La maggioranza degli aventi diritto al voto all’ultimo referendum elettorale hanno votato Sì, ma ora cosa succede?
A seguito della vittoria del Sì, si dovrà procedere alla modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione Italiana e da questa modifica il numero dei parlamentari sarà ridotto. Il numero di deputati passerà dagli attuali 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200. Per le circoscrizioni estere i deputati saranno 8 contro i 12 di prima ed i senatori saranno 4 contro gli attuali 6 (da computare entrambi nei 400 e 200 parlamentari).
La nuova costituzione riguarderà ovviamente i futuri parlamenti e non quello vigente, che rimarrà legittimamente in carica con lo stesso numero di parlamentari, in vigore prima della modifica costituzionale.
Prima che la nuova normativa possa entrare in vigore sarà necessario che vengano ridisegnati i collegi elettorali e che venga promulgata una nuova legge elettorale. Da questa nuova legge elettorale dipenderà la rappresentanza dei cittadini e se l’attuale parlamento riuscirà a fare un buon lavoro, dovrebbe riuscire a garantire una maggiore stabilità di governo ed una selezione in termini di qualità della classe politica.
Una volta ridisegnati i collegi elettorali, a seguito della riduzione di un terzo dei parlamentari di Camera e Senato, si avrà un deputato ogni 151 mila abitanti (contro gli attuali 96 mila) ed un senatore ogni 302 mila abitanti contro gli attuali 188 mila abitanti.
A seguito di questa riduzione di parlamentari si avrà anche una riduzione di spesa che è consistente, anche se non determinante per risollevare le finanze del Paese, e non il risparmio di un caffè che certi sostenitori del No andavano a propagandare. Il risparmio totale annuo si aggirerebbe attorno ai 110 – 115 milioni di euro, che si ricaverebbero da un risparmio di circa 53 milioni alla Camera e 29 milioni al Senato ed i restanti milioni di risparmio deriverebbero dal taglio delle spese generali di funzionamento (gestione degli uffici, fondi dei gruppi parlamentari, spese di cancelleria e telefonia etc.).
Nelle prossime settimane quindi proseguiranno i lavori sulla nuova legge elettorale il c.d. Brescellum (il nome dal deputato M5S Giuseppe Brescia che l’ha presentata) e che sarà occasione di confronto per i partiti su alcuni punti salienti di questa riforma, che guarda al proporzionale, in particolare la questione dello sbarramento al 5% (che Renzi e Italia dei Valori vorrebbero il più basso possibile) ed il ritorno alle preferenze, che alcuni partiti con forti dissensi interni potrebbero non gradire.
A noi, nel frattempo, non resta che guardare e poi giudicare il lavoro degli attuali parlamentari.
di Massimiliano Merzi