Il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha firmato l’atto di indirizzo, che è la cornice negoziale generale relativa ai rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021 per il comparto delle Funzioni centrali e attua il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale del 10 marzo 2021.
Questo ha consentito di avviare la tornata contrattuale, iniziata il 29 aprile scorso, e se non ci saranno intoppi si potrà chiudere in tempi brevi, con l’arrivo in busta paga degli aumenti entro la fine dell’anno.
A riguardo dell’atto di indirizzo faccio una panoramica degli indirizzi generali:
le disponibilità finanziarie da destinare al rinnovo dei contratti collettivi di lavoro del personale dipendente delle amministrazioni statali, con riferimento al periodo contrattuale 2019 – 2021, nonché ai miglioramenti economici del personale di diritto pubblico dipendente dalle medesime amministrazioni sono state allocate nel bilancio dello Stato 2019 – 2020 e 2021, con un aumento di 107 euro mensili medi;
sono sottratte alla contrattazione collettiva e sono confermate nella contrattazione integrativa le materie relative alle determinazioni per l’organizzazione degli uffici, le misure inerenti alla gestione del rapporto di lavoro e l’articolazione dell’orario di lavoro. La contrattazione integrativa dovrà prevedere la valorizzazione del trattamento economico collegato alla performance;
è di valenza strategica la condivisione tra le parti dell’obiettivo comune del rinnovamento della pubblica amministrazione. In tale ottica, la contrattazione nazionale prevederà forme di partecipazione sindacale che valorizzino gli attuali organismi paritetici qualificandone l’attività su ambiti quali i progetti di cambiamento organizzativo e di transizione al digitale, gli aspetti correlati al lavoro agile e il benessere organizzativo e migliorare il benessere del personale e di rafforzare il senso di appartenenza alle amministrazioni;
il lavoro agile deve essere inquadrato quale misura di carattere organizzativo, rientrante nelle competenze del datore di lavoro pubblico nel rispetto dei POLA e come una delle possibili modalità di effettuazione della prestazione lavorativa da parte dei dipendenti, in alternanza con il lavoro in presenza.
L’attuale ordinamento professionale del personale richiede un intervento collegato da un lato all’esigenza di superare le criticità evidenziate nel corso di questi anni anche da parte delle stesse amministrazioni pubbliche e dall’altra di rispondere ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze richieste dai cambiamenti organizzativi e dell’innovazione digitale ed alle esigenze di valorizzazione delle capacità concretamente dimostrate dai dipendenti.
Nell’attuale contesto organizzativo delle pubbliche amministrazioni, la formazione e la riqualificazione del personale deve assumere un aspetto di centralità quale diritto del dipendente pubblico da conciliare con le esigenze organizzative dell’amministrazione.
Particolare attenzione va posta alla convergenza dei diversi modelli di classificazione del personale verso un modello unico che sia riferito a tutti i dipendenti del comparto.
Inoltre, la contrattazione nazionale dovrà trovare adeguate soluzioni alle criticità emerse nel corso dei lavori della commissione paritetica con particolare attenzione alle seguenti esigenze:
semplificazione dei modelli di classificazione, anche mediante la definizione di aree dai contenuti ampi e con livelli di accesso unificati;
valorizzazione ed implementazione delle posizioni organizzative, le quali vanno ripensate come incarichi attivabili con modalità flessibili ed in stretto raccordo con l’organizzazione del lavoro, da finalizzare maggiormente al potenziamento organizzativo e alla valorizzazione del personale con alta professionalità appartenente all’area apicale in coerenza con i contenuti di cui all’atto di indirizzo quadro;
semplificazione delle progressioni economiche ed eventuale previsione sulla base di una predefinita scansione temporale, di avanzamenti economici che valorizzino i dipendenti con elevati livelli di performance.
In conclusione, la nostra pubblica amministrazione, dopo decenni, si trova ad aver dato un importante contributo in termini di risparmi attraverso una sostanziale diminuzione della massa salariale e una spasmodica e a volte autolesionista ricerca degli sprechi da tagliare, ma di non aver risolto i suoi squilibri strutturali e quindi di essere non tanto inefficiente quanto inefficace a rispondere ai bisogni attuali. Non c’è più tempo da perdere c’è bisogno di una profonda rivoluzione della P.A.
di Sossio Moccia