Scuola, il gap tra realtà e propaganda

Per mio conto, avevo già qualche perplessità su ciò che sentivo dire sulla scuola, l’accanimento mediatico e preelettorale non mi convinceva, visto che comunque la scuola era già arrivata al nastro di partenza, come tutti gli anni. La mia impressione si è poi materializzata quando, in occasione della Tavola rotonda in videoconferenza del 30 settembre scorso, organizzata dall’Associazione culturale “Iscritti a parlare”, con il coordinamento di Gianna Fragonara, Caporedattore del Corriere della Sera, gli operatori del distretto scuola, da una parte dirigenti scolastici e insegnanti, dall’altra , rappresentanti delle famiglie e studenti, i veri attori della scuola, si sono pronunciati per un vero assenso e apprezzamento per l’operatività e l’impegno serrato, dimostrato dalla Ministra Azzolina, che non ha abbandonato la sua postazione neanche d’estate. Inoltre, passando in rassegna la rosa dei ministri che si sono succeduti negli ultimi anni, si considera in generale che Azzolina non sia tra i peggiori Ministri che la scuola abbia avuto. La sua operatività è stata assolta da un coro unanime di rappresentanti della scuola, al netto ovviamente di tutti i problemi e le difficoltà causate dalla pandemia da Covid-19. Nel Paese, sulla scuola si sta giocando una pesante partita politica, che scommette sulla capacità del governo di saper affrontare una crisi complessa, che coinvolge settori vitali della società.

Il gap tra realtà e propaganda, ci accompagnerà ancora per mesi, nei talk show, nelle chiacchiere da bar e nell’informazione in generale. Corrisponde al clima di caccia alle streghe che resiste incontrastato nel Paese.

Dal dibattito sono emerse almeno due questioni in tutta la loro gravità: la carenza endemica del numero di insegnanti in tutte le regioni ed il problema della sicurezza, a causa della pandemia. I problemi della scuola, che sono ormai un dato strutturale, non sono nati quest’anno e risalgono a decine di anni fa. Risparmi per miliardi di euro sono stati effettuati nel settore scuola, pregiudicando, per assenza di investimenti e progetti, lo sviluppo di progetti per la didattica, la corretta assunzione e selezione degli insegnanti, la manutenzione e l’ammodernamento degli edifici scolastici, la formazione di dirigenti e docenti. La scuola è un pilastro del welfare, che pur dovendo garantire il diritto allo studio, a tutti i livelli, soffre di uno stato di abbandono, insieme all’Università e alla ricerca, che adesso appare ancora più grave dopo lo scoppio della pandemia.

Nelle regioni del Nord, la carenza di docenti, è particolarmente pesante per l’insufficienza di prospettive e di sbocchi professionali. Fattori che non rendono appetibile la carriera nell’insegnamento, considerata anche la mancanza di strumenti formativi a disposizione ed il basso guadagno.

Tra gli interventi che si sono susseguiti, le testimonianze di Mario Rusconi, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, che ha sollevato un punto che riporta alla questione di genere sul tema dell’occupazione femminile, poiché la maggioranza dei docenti sono prevalentemente donne di 35-40 anni d’età, del Sud , che al momento della nomina rinunciano a ruoli e supplenze per evitare di allontanarsi dai luoghi di residenza.

Molte cattedre rimangono scoperte, gli Uffici scolastici sono costretti a ricorrere alle scuole Polo, con compiti di supporto e consulenza territoriale per promuovere ricerca, sperimentazione, sviluppo di metodologie ed uso di strumenti didattici inclusivi, che nominano i docenti prevalentemente di Roma.

Sotto questo aspetto, i problemi del Nord si intrecciano con quelli del Sud. In particolare, in Campania e in Puglia, si registra un’insufficienza cronica di insegnanti.

Altre voci registrano in particolare gli umori di docenti e studenti.

Paola Farina della Federazione italiana nazionale insegnanti di Roma e del Lazio (FINISM ), ha invitato a considerare la scuola nella sua complessità riferendosi, soprattutto alla capacità di resilienza, che ne ha caratterizzato anche in questa fase l’operato, offrendo risposte adeguate a genitori e ragazzi. Farina sostiene anche la necessità di immaginare la scuola del futuro, puntando alla formazione dei dirigenti scolastici in entrata ed in itinere, ed al rafforzamento di una visione, che punti in particolar modo alla digitalizzazione, innovazione ed ambiente, per la riqualificazione del sistema scolastico. Secondo l’OCSE, il nostro sistema scuola è molto indietro rispetto agli altri paesi europei, che negli ultimi anni hanno destinato più punti di PIL alla spesa per la scuola.

Ha rappresentato la voce degli studenti Maria Guerrieri, studentessa, direttrice del giornale di scuola “La lucciola”, chiedendo un approccio non retorico ma pragmatico per superare questa fase d’emergenza, ritenendo indispensabili connessione internet e microfono, come strumenti per il distanziamento e la didattica a distanza.

Dei suoi compagni di scuola ha registrato gli umori: poiché, per un fatto organizzativo, le classi sono divise in due per il distanziamento. L’introduzione di tale criterio ha creato una situazione in cui, in realtà ,si è diffuso un sentimento di frustrazione e, insieme, di paura per un’eventuale interruzione delle lezioni, che potrebbe inficiare l’intero anno scolastico. Nell’ incertezza, sostiene Guerrieri, è meglio la quarantena e la didattica a distanza che almeno azzerano la paura e garantiscono la sicurezza.

La crisi, in sostanza, dovrebbe costituire un’opportunità per risolvere i problemi atavici sollevati dal Covid-19. Più di ogni altra cosa uno Stato di diritto deve assicurare la capacità d’insegnamento della scuola a tutti i livelli, licei e tecnici con metodi diversi anche di materie che sembrano complicate. Metodi che dovrebbero far parte del bagaglio formativo di dirigenti e insegnanti, già prima dell’immissione in ruolo.

di Rosy Ciardullo