Proprio nei giorni in cui si infiamma il dibattito sul disegno di legge Zan contro le discriminazioni cagionate dall’orientamento sessuale, con uno strascico polemico sulle presunte ingerenze vaticane circa l’iter del provvedimento, giunge da Torino la terribile notizia del suicidio di un diciottenne, gettatosi sotto un treno tra le stazioni di Lingotto e Moncalieri, una domenica di inizio estate. Sull’episodio sta indagando la Procura del capoluogo piemontese, sotto il coordinamento del PM Antonella Barbera. Il giovane non ha lasciato nessun biglietto, ma sul suo profilo Instagram sono stati trovati numerosi insulti omofobi (compreso quello di “morte ai gay”), che hanno spinto gli inquirenti a seguire la pista omofoba come origine del gesto. Lo stesso ragazzo aveva scritto un post sibillino ma rivelatore sui social “Il problema delle menti chiuse è che hanno la bocca aperta.” Il fratello e gli amici riferiscono dei timori espressi dal ragazzo e delle prese in giro subite per via della sua omosessualità, senza però mai fare nomi. La famiglia ora chiede giustizia. Gli inquirenti hanno acquisito tutti i messaggi ed i post e sono andati a parlare con i docenti dell’istituto professionale dove il ragazzo studiava, interrogando conoscenti ed amici per tentare di comprendere la dinamica dei fatti. L’assessore ai diritti civili del Comune di Torino, Marco Giusta, nell’esprimere la sua piena solidarietà, ha parlato del bullismo come di una piaga che affligge la nostra società, invocando la rapida approvazione del disegno di legge Zan e domandando che il cambiamento inizi dalle scuole. Chi scrive non vuole entrare nel merito della questione politica circa l’opportunità o meno di approvare la legge, convinto che prioritariamente l’educazione alla tolleranza ed all’accettazione di chi è diverso da noi debba arrivare dalla scuola certo, ma prima ancora dall’ambiente familiare. Genitori che non si occupano di insegnare ai loro figli simili valori non hanno forse una pesante responsabilità per l’insorgere di questi tragici episodi? Occorre arrivare a piangere dei morti o, nella migliore delle ipotesi, a far maturare traumi difficilmente superabili, specie nell’adolescenza, per far accettare alle menti più refrattarie un concetto di una semplicità disarmante, vale a dire che la vita sessuale delle persone è quanto di più afferente la sfera del singolo individuo, ragion per cui è perlomeno assurdo e fuori da ogni logica il solo ritenere di voler entrare nel merito del sesso della persona, col quale ciascuno di noi intrattiene le relazioni più intime.
di Paolo Arigotti