Da quando fu emanato il decreto 29 del 1993, la nostra organizzazione ha costantemente elevato le proprie fondate critiche all’impianto di tale presunta riforma della Pubblica Amministrazione. I successivi rimaneggiamenti del provvedimento, sono stati anche essi oggetto di critiche poiché si innestavano su ciò che ritenevamo un mal riuscito intervento legislativo.
Le nostre preoccupazioni e le critiche che abbiamo sempre mosso, anche organizzando convegni e chiamando le forze politiche ad un confronto sulla materia, a distanza di 16 anni, hanno trovato purtroppo conferme.
Noi non possiamo che rammaricarci per la chiusura che i vari Governi che si sono succeduti, dal 1993 in avanti, hanno dimostrato nei confronti della necessità di una revisione critica del decreto 29 e delle successive modifiche. E’ stato continuamente rimestato un provvedimento che mostrava i suoi limiti già nella prima estensione e che aveva essenzialmente una finalità di taglio delle risorse per la pubblica amministrazione e per i dipendenti.
Altro grande errore fu l’intervento fatto da una Legge Finanziaria di porre a carico dei fondi incentivanti la produttività, il costo dei passaggi di qualifica all’interno delle aree.
La somma dei due diversi provvedimenti legislativi, dalla FIALP continuamente contestati, ha di fatto posto le basi per l’estemporaneo intervento dell’attuale Governo, che viene presentato come riforma della Pubblica Amministrazione, ma che in realtà complica ulteriormente le cose poiché non risolve i problemi ma ne innesca di ulteriori e di una gravità che oggi nemmeno viene intravvista dai più. Tale riforma tanto osannata dai mezzi di comunicazione, in realtà altro non è che una costruzione fatta sulle fondamenta di una revisione di un provvedimento errato (il d.lgs 29/93) e su informazioni spesso distorte, nonché una grande manovra di immagine del Governo che ha alimentato e sfruttato il livore dei cittadini nei confronti della macchina dello Stato e delle sue inefficienze che sono sovente frutto delle scelte compiute dalla politica.
Adesso si deve andare alla applicazione del decreto legislativo 150 del 2009 (il provvedimento Brunetta) quindi si modifica l’assetto contrattuale, si riducono i comparti e i comitati di settore, si ridetermina la rappresentatività delle organizzazioni sindacali.
Poi si deve aprire la stagione contrattuale con le nuove modalità introdotte dall’accordo sul modello contrattuale.
In questa tornata contrattuale occorre porre con forza la questione dell’ordinamento professionale poiché esso, pur partendo con limiti innati, è stato oggetto di interventi ulteriori che aggravano la situazione e precostituiscono condizioni di una situazione che diventerà ben presto ancor più mortificante per i lavoratori pubblici.
Altro argomento molto importante è il sistema previdenziale obbligatorio e complementare.
La politica tende a mettere la testa sotto la sabbia, nascondendosi dietro i conti dello Stato che da sempre sono un problema, e dietro le scelte a livello europeo; in realtà questo è un atteggiamento di grande irresponsabilità poiché il paese si sta avvicinando a grandi passi verso un impoverimento drastico e generalizzato per tutti i lavoratori che si collocano in pensione.
Abbiamo ripetutamente sollecitato partiti e organi istituzionali a riprendere in esame, ma con atteggiamento costruttivo, la questione previdenziale e a non usare la foglia di fico della previdenza complementare per tentare di coprire una situazione che si avvia ad essere drammatica e che di certo avrà risvolti sociali devastanti che possono avere poi qualsiasi esito.
Riprenderemo la nostra azione anche su questo fronte, sperando che la ragionevolezza nella classe politica abbia un sussulto e non continui questa astrusa politica del pallottoliere e del dispensare elemosine ai più e veri e propri affari ad altri, con i vari tesoretti che compaiono e scompaiono di continuo a prescindere dalla colorazione dei Governi in carica.