Da Firenze Rifredi al nord della Siria, nel Rojava e poi di nuovo a Rifredi, passando per la battaglia di Afrin e di Deir el Zor negli ultimi giorni della campagna militare contro l’Isis. Fortemente ispirato agli scritti di Lorenzo Orsetti, contenuti nel libro “Siria, scritti dal nord est”, il documentario Tekoşer, di Dario Salvetti, segue la vicenda di Lorenzo Orsetti (Orso), ragazzo di Rifredi partito alla fine del 2017 per sostenere la rivoluzione dei popoli del Rojava e combattere l’Isis. Un viaggio che si snoda tra le interviste al padre e al cugino di Lorenzo, gli interventi di altri volontari internazionali partiti per il Rojava e le parole stesse di Lorenzo Orsetti. https://www.cinemaitaliano.info/pers/049289/dario-salvetti.html
Un documentario che spazia anche visivamente dagli scorci di Rifredi, resi con l’effetto timelapse a sottolineare lo scorrere della nostra routine, fino ai combattimenti in Rojava. Nel fare questo il docufilm si appoggia sulle illustrazioni originali di Giulio Peranzoni che richiamano a loro volta i numerosi murales e graffiti che contraddistinguono lo spazio urbano ripreso dall’occhio della telecamera.
Pur non essendo stato concepito come un documentario sulla vicenda del Rojava e sul conflitto in Siria, Tekoşer non manca di lasciare un importante affresco sulle caratteristiche di quel conflitto e del progetto rivoluzionario in Rojava. Ma nello sviluppo narrativo emergono via via altri piani, come il significato dell’essere partigiani oggi e infine il problema dello scopo e del significato della vita stessa. “La vita non finisce nella morte ma nell’indifferenza” dice Eddi, volontaria internazionale in Rojava, sottoposta oggi a due anni di “sorveglianza speciale” dal tribunale di Torino.
Il documentario vuole essere un omaggio a Rifredi, una testimonianza della causa curda, della lotta antifascista e internazionalista contro l’Isis e infine una commossa riflessione sul senso della vita: “Tekoşer, il partigiano Orso” prova ad amalgamare il tutto con un montaggio che punta consapevolmente sul ritmo e sull’intensità. Si tratta di un’interessante testimonianza, un ricordo di Lorenzo e un omaggio alla sua causa in un mondo che sembra non avere più cause per cui battersi, chiuso nell’autistica cornice di un selfie.
di Eleonora Marino