Partigiani della Wehrmacht. Disertori tedeschi nella Resistenza italiana
Mirco Carrattieri, direttore dell’Istituto Nazionale “Ferruccio Parri”, e la storica Iara Meloni hanno curato questo libro, che raccoglie una serie di saggi inediti su di un tema poco esplorato dalla storiografia e ancor meno noto ad un pubblico più vasto.
Il fenomeno di soldati tedeschi che disertarono per passare nelle fila della Resistenza italiana rappresenta una pagina del passato difficile da affrontare, tanto per l’Italia quanto per la Germania. Da un lato ci si inoltra nella percezione e nella narrazione che è stata data dei due belligeranti nel nostro Paese e se mette in discussione la retorica del buon italiano e del cattivo tedesco, dall’altro lo stigma e la riprovazione per coloro che hanno tradito la propria patria, sui quali è calata la damnatio memoriae.
Il pregio di questa opera è proprio riportare alla luce tali vicende di scelte di rivolta morale e civile, compiute per lo più in gran segreto e nascoste anche negli anni successivi.
La diserzione come dissenso al Reich nazista fu una scelta rischiosa, dall’esito spesso mortale, che portò questi soldati ad agire in favore di valori universali. Solo alla fine degli anni ’90 furono emanate leggi che attenuarono le penalizzazioni nei confronti di questi uomini definiti “traditori della patria” ed il processo di riabilitazione si è concluso finalmente nel 2017, con la piena cancellazione dell’immagine infamante protrattasi per settant’anni.
Le fonti documentarie ed archivistiche sono piuttosto scarse, ma Partigiani della Wehrmacht riesce a dare un quadro d’insieme del fenomeno. Sono state analizzate le carte inedite dei processi per diserzione, celebrati dai tribunali militari in Germania e vengono esaminati una serie di casi dall’Alto Adige al Lazio. Tra il 1939 ed il 1945 almeno trecentomila soldati tedeschi disertarono sui vari fronti di guerra. I procedimenti penali si conclusero spesso con la condanna a morte per il grave reato contestato di Fahnenflucht ovvero di fuga dalla bandiera. In Italia tra il 1943 ed il 1945 si registrarono circa diecimila casi e sebbene per la maggior parte si trattava di slavi, il libro si incentra sui disertori tedeschi ed austriaci. Nell’estate del 1944 e nella primavera del 1945 soprattutto nel centronord questi soldati si unirono ai partigiani. Alcuni rimasero uccisi, altri decisero di rimanere in Italia e di integrarsi nella comunità che avevano voluto liberare. Il volume presenta tredici storie di diserzione individuale o collettiva che testimoniano la stanchezza, la convinzione e la reazione di questi uomini alle stragi naziste. Tra i documenti utilizzati vi sono anche atti giudiziari italiani, memorie, carteggi privati, fonti alleate e atti delle commissioni postbelliche di riconoscimento. Scopriamo così la vicenda di Rudolf Jacobs sulle colline di Sarzana, quella di Heinz Brauwers dalla SS-Plizei di Himmler al distaccamento arditi “Alvaro”, Gunter Frielingsdorff detto “Gino” che operò in Maremma e ancora i disertori cecoslovacchi nell’Oltrepò pavese. La riabilitazione di questi uomini e il riportare al loro posto il senso delle loro azioni è un atto significativo anche per sottolineare la non ineluttabilità della guerra di dominio e della sua barbarie.
di Rosaria Russo