Laura Bassi. Donne, genere e scienza nell’Italia del Settecento
I pregiudizi che riguardano le capacità delle donne in campo scientifico sono ancora lungi dall’essere superati. Sono molte le storie da raccontare, che possono mettere in luce come siano le opportunità di studio e di impegno che decidono il successo o meno delle donne nelle scienze. Carol Dweck, psicologa sociale e dello sviluppo, della Standford University, ha fatto degli studi interessanti sullo stereotipo che sta alla base di una percezione errata delle capacità logiche femminili e in generale di tutti, evidenziando quanto il pensare che il talento sia innato condizioni l’apprendimento. La studiosa ha diviso le persone fra coloro che pensano che il talento sia innato, che hanno un’idea dell’intelligenza fissa, immutabile nel tempo e coloro che invece pensano che esistano le passioni ma che il talento si costruisce allenandosi. La sua sperimentazione scientifica è stata anche avallata dalle neuroscienze: non solo la possibilità di cimentarsi nel campo scientifico ma anche l’idea di fondo che si ha dell’intelligenza e del talento e dei ruoli da ricoprire nella società hanno impedito alle donne di essere presenti adeguatamente in tale ambito. Cambiare quindi convinzione, mindset, è la strada perché pregiudizi e mentalità autolimitanti permettano anche alle donne di raggiungere risultati rilevanti nelle scienze.
Marta Cavazza, già docente presso l’Università di Bologna, è esperta di storia delle istituzioni scientifiche italiane ed europee e di storia delle donne nel Settecento. Le sue ricerche hanno contribuito alla riscoperta di Laura Bassi, che ha occupato un posto d’onore nella storia della scienza. Laura Bassi nacque a Bologna nel 1711 da Giuseppe, dottore di legge, che riconobbe precocemente le doti intellettuali della figlia. La giovane fu affidata a Giuseppe Tacconi, docente di biologia, storia naturale e medicina, che le impartì lezioni anche in fisica, logica, psicologia, tutte materie di studio nei collegi e nelle università, che Laura, in quanto donna, non poteva frequentare. Marta Cavazza ripercorre la straordinaria vita di questa che fu una delle prime donne in Europa a ricevere, in età moderna, un titolo dottorale. Nel 1732, infatti, il Senato accademico dell’Università di Bologna, le conferì la laurea in filosofia universa, ossia fisica sperimentale, assegnandole anche nella materia una libera docenza. Nel 1745 fu nominata da papa Benedetto XIV accademica benedettina, malgrado l’opposizione dei colleghi. La studiosa avviò con grande successo nel 1749 corsi di fisica sperimentale, tenendo le lezioni nel laboratorio allestito con il marito medico nella sua casa. Si trattava dell’unico corso a Bologna in tale disciplina e, riconosciutane l’utilità pubblica, a Laura fu assegnato un ragguardevole stipendio dal Senato accademico.
Laura Bassi era seguace delle teorie newtoniane e le applicò in molti campi di ricerca, in particolare in fisica elettrica, di cui divenne una delle principali cultrici in Europa. Era stimata ed in stretto contatto con emeriti studiosi dell’epoca come Giovan Battista Beccaria, Felice Fontana, Alessandro Volta e fu anche insegnante di Lazzaro Spallanzani. Fu la prima donna nel 1776 a vedersi assegnare la cattedra di professore di fisica sperimentale, grazie alle sue ricerche e alla sua attività didattica, che spaziarono dalla meccanica razionale alla idrometria, dalla chimica pneumatica all’elettrologia.
di Russo Rosaria