Abbiamo letto e tradotto per voi uno degli ultimi articoli pubblicati dalla prestigiosa rivista scientifica inglese The Lancet, firmato da un autorevole studioso Carlo Franco-Paredes (CV: medschool.cuanschutz.edu/deans-office/cu-med-today/profilesarchives/fall-2020/carlos-franco-paredes-protects-detainees-from-covid-19). Per il testo completo rinviamo al link dell’articolo (www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(21)00768-4/fulltext), riservandoci qui di esaminarne i passaggi più importanti e, a nostro avviso, significativi. Nell’estratto si citano gli ultimi studi sull’efficacia dei vaccini contro il SARS-COV-2 (COVID-19), concludendo che il loro beneficio risieda nel determinare una riduzione delle singole malattie sintomatiche e gravi, con conseguente contenimento dei ricoveri in generale ed in unità di terapia intensiva. Ciò premesso, però, l’autore ritiene necessario chiarire alcuni aspetti che investono l’impatto della vaccinazione sulla trasmissibilità del virus. Citando lo studio britannico curato da Anika Singanayagam e altri, che ha riguardato la trasmissione tra individui non vaccinati e vaccinati, emergono dati importanti che devono essere valutati nel definire le politiche vaccinali. Tale studio dimostra che “[…] l’impatto della vaccinazione sulla trasmissione nella comunità delle varianti circolanti di SARS-CoV-2 non sembrava essere significativamente diverso dall’impatto tra le persone non vaccinate”. Ora, se si parte dall’assunto che la base scientifica di ogni vaccinazione obbligatoria (vedi il caso statunitense) è rappresentata dal fatto che questa debba impedire la trasmissione del virus ad altri soggetti, appare evidente che, come dimostra l’esempio degli operatori sanitari israeliani (full-vaccinated) che a loro volta possono trasmettere il virus ai loro pazienti, tali presupposti non sono privi di eccezioni, ragion per cui pure il loro licenziamento in caso di inottemperanza all’obbligo vaccinale potrebbe essere messo in discussione. Citando sempre il caso statunitense, si legge nel pezzo che “[…] vi sono prove crescenti che i titoli virali di picco nelle vie aeree superiori dei polmoni e il virus coltivabile siano simili negli individui vaccinati e non vaccinati.”, e che “Una recente indagine dei Centri statunitensi per il controllo delle malattie e la prevenzione di un focolaio di COVID-19 in una prigione del Texas ha mostrato la stessa presenza di virus infettivo nel rinofaringe di individui vaccinati e non vaccinati.” Osservazioni simili sono state compiute da ricercatori californiani, che hanno coinvolto individuati vaccinati e non, compresi soggetti asintomatici. Per queste ragioni, nel richiamare gli attuali obblighi vaccinali, l’autore conclude come lo stato vaccinale “[…] non dovrebbe sostituire pratiche di mitigazione come indossare maschere, distanziamento fisico e indagini di tracciamento dei contatti, anche all’interno di popolazioni altamente vaccinate.”
di Paolo Arigotti