Dal 15 giugno fino al 3 settembre, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Università di Bologna e il Museo Ebraico di Bologna, celebrano con la mostra “Vito Volterra. Il coraggio della scienza” la figura dello scienziato Vito Volterra, in occasione dei 100 anni dalla costituzione del CNR e ad apertura della Notte Europea dei Ricercatori 2023.
Volterra fu uno studioso poliedrico e innovatore. Come matematico fu tra i padri dell’analisi funzionale, noto per aver inaugurato l’ecologia matematica con le equazioni di Lotka-Volterra, che descrivono le dinamiche prede- predatori. Fu anche il fondatore e il primo presidente del CNR. Le sue origini ebraiche lo resero un fiero oppositore del regime fascista: nel 1931 fu uno dei dodici professori universitari italiani, che rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista e per tale motivo venne privato delle prestigiose posizioni accademiche che ricopriva, portando ad oblio ed una ostilità nei suoi confronti protrattesi a lungo.
Vito Volterra fu forse il più grande scienziato del primo ventennio del Novecento, riuscendo ad essere un grande teorico sia in fisica che in matematica, ma eccellendo anche nell’applicazione, una capacità rara, una grande visione che gli permise di unire problemi molto diversi, rivoluzionando la matematica stessa. Era noto al grande pubblico come “il signor Scienza” per la sua eccletticità e capacità. Figlio dello spirito dei tempi e genio precoce, Volterra nacque in una famiglia di fede ebraica ad Ancona un anno prima dell’Unità di Italia e proprio per il suo talento per le scienze matematiche l’indirizzo della sua vita virò da un futuro in banca all’attività di studioso. Si racconta che da ragazzo Volterra dopo la lettura del libro di Jules Verne “Dalla terra alla luna” abbia calcolato la traiettoria della navetta immaginata nel romanzo.
Esponente di una borghesia agita e risorgimentale, Volterra restò fedele per tutta la vita ad una tradizione di pensiero laica e razionale. Fu un lettore appassionato, collezionista, ma soprattutto fu un visionario, che si interessò di problemi applicati come l’elasticità, l’elettrodinamica, le fratture dei materiali fino alle dinamiche della popolazione, che lo hanno reso famoso. Nel 1905 lo scienziato fu nominato da Giolitti Senatore del Regno, come esponente di quella cultura scientifica, che all’epoca dava lustro al Paese. Volterra fu fra i fondatori del Politecnico di Torino, del CNR e presidente dell’Accademia dei Lincei.
Durante la Prima guerra mondiale fu un convinto interventista, arruolandosi come volontario nel corpo militare degli ingegneri dell’esercito, continuando i suoi studi sui palloni aerostatici e volando sulle zone di guerra con i dirigibili, per i quali propose la sostituzione del gas usato con uno meno infiammabile e pericoloso. La fortuna politica e la carriera accademica di Volterra subirono un cambiamento totale con l’avvento del fascismo. Le sue perplessità iniziali, sul nuovo corso politico italiano, si rafforzarono fino alla firma del Manifesto antifascista lanciato da Benedetto Croce, che gli comportò l’estromissione dalla visibilità e dalla vita della comunità scientifica italiana. Morì nel 1940 totalmente dimenticato ed isolato e soltanto dopo la fine della guerra gli fu reso omaggio dall’Accademia dei Lincei.
Un famoso ritratto fotografico di Volterra raffigura bene il pensiero dello scienziato: è vergato di suo pugno con le parole “muoiono gli imperi ma i teoremi di Euclide conservano eterna giovinezza”. Frase che condensa l’avversione verso il fascismo ma anche la fiducia nella razionalità e nella scienza.
La mostra ci restituisce la sua visione della unicità della cultura come volano di sviluppo, il coinvolgimento in nuovi campi di studio, l’apertura internazionale e l’ampio respiro ma anche il suo coraggio civile.
L’esposizione è curata da Sandro Fiore e Maurizio Gentilini, con il coordinamento di Marco Ferrazzoli e la collaborazione, tra gli altri, dell’Accademia dei Lincei, da dove proviene la maggior parte dei documenti di Virginia ed Enrico Volterra. La mostra include anche una sezione di acquerelli originali prodotti per la grapic novel “La funzione del mondo-Una storia di Vito Volterra.” Nella sala proiezioni saranno visionabili a ciclo continuo due documentari brevi: “Scienziati a Pisa, l’eredità di Vito Volterra e “La Limonaia”
Degno di visita è il villino che Volterra fece costruire per la famiglia nella campagna dei Castelli Romani, ad Ariccia, abbellito da uno splendido parco, uno dei rari esempi di giardino novecentesco, caratterizzato dall’intimità, dai sentieri e dalla costruzione di paesaggi attraverso fiori ed alberi. Questa casa di campagna, progettata dall’architetto Giulio Magni, (si conservano i progetti originari e gli scambi epistolari con il matematico) destinata alle vacanze, oltre che luogo di villeggiatura, tipico della borghesia romana, divenne punto di incontro di illustri scienziati e visitatori come Madame Curie.
di Rosaria Russo