In esibizione al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 2 agosto i 139 scatti finalisti del prestigioso “ World Press Photo 2020”, concorso internazionale di fotogiornalismo, che dal 1955 racconta la storia contemporanea attraverso le opere di autori di tutto il mondo.
La mostra, promossa da Roma Capitale e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo è stata ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam.
A causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 non si è svolta la tradizionale cerimonia di premiazione, che ha luogo nella città olandese, ma solo attraverso i social network sono stati annunciati i vincitori di questa 63°edizione. Moltissimi i fotografi che si sono messi in gioco, più di 4.000, provenienti da 125 paesi diversi, ma in finale l’hanno spuntata in 44 da 24 stati.
“ Straight Voice” del giapponese Yasuyoshi Chiba è lo scatto che la giuria, formata da esperti internazionali, ha ritenuto meritevole della vittoria in questa edizione. La forza di questa foto è nell’inusuale forma di protesta messa in atto da un giovane sudanese a Karthum, durante una manifestazione per un governo democratico. Il volto illuminato dai telefoni cellulari dei suoi compagni, il ragazzo recita una poesia, nel buio circostante di un blackout. È il profondo senso di speranza che emana da questa scena, che i giudici hanno ritenuto essere di potente ispirazione in un tempo di grande violenza e conflitti.
Anche sei fotografi italiani tra i finalisti che si possono osservare, in particolare Alessio Mamo, secondo nella categoria “General News, foto singola”.
Di grande interesse è la sezione della mostra dedicata ad una selezione delle foto che dal 1955 ad oggi si sono aggiudicate il premio come “Foto dell’anno”. Di grande impatto ad esempio lo scatto di Douglas Martin, che ritrae una delle prime studentesse di colore ad essere ammessa in un istituto superiore, mentre è derisa dai suoi compagni o lo scatto di Prieto, che mostra a Naco il muro di confine tra Stati Uniti e Messico.
Continua anche in questa edizione la novità della sezione dedicata al Digital Storytelling, una serie di video di grande interesse, che raccontano eventi cruciali della storia dei nostri tempi.
Tutti questi scatti si presentano ai visitatori come corpi viventi, entità di grande energia che ci attraggono o respingono, ci incantano e al contempo feriscono: è la forza della vita, che grandi fotografi hanno cercato di catturare e restituirci.
Dopo il percorso offerto dalla mostra, il visitatore potrà davvero concludere con le parole di Henri Cartier Bresson, il pioniere del fotogiornalismo, che fu chiamato anche l’occhio del secolo, che “fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore”.
di Eleonora Marino