La pandemia di COVID-19 non è solo la più grande crisi sanitaria globale dalla creazione, 75 anni fa, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, ma si presenta anche sotto forma di crisi umanitaria, di crisi socioeconomica, di crisi della sicurezza e di crisi dei diritti umani.
La risposta a livello di sistema delle Nazioni Unite al COVID-19 si basa essenzialmente su tre pilastri: una risposta sanitaria su larga scala, coordinata e globale; uno sforzo ad ampio raggio per salvaguardare vite e mezzi di sussistenza; un processo di recupero attraverso un nuovo modello socio-economico.
Il 4 dicembre 2020 si è tenuta presso la sede delle Nazioni Unite in New York la Conferenza Mondiale “Infopoverty”, organizzata dall’Osservatorio sulla Comunicazione Digitale e dalla Missione Permanente d’Italia presso l’ONU. Il Convegno ha voluto evidenziare le soluzioni più innovative e le migliori pratiche sviluppate con il sistema delle Nazioni Unite, i governi e la società civile, per promuovere la lotta alla povertà.
L’obiettivo del Programma Infopoverty e della Conferenza Mondiale Infopoverty è quello di aiutare le popolazioni più povere e svantaggiate nel mondo in via di sviluppo attraverso l’uso di Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC- Information and Communications Technology ).
La Conferenza, sin dalla sua fondazione, ha perseguito la missione di combattere la povertà, fornendo applicazioni tecnologiche innovative che possano aiutare una grande massa di persone povere che vivono lontane dall’attenzione internazionale e che rischiano di essere ancora più sfruttate negli anni a venire.
Oggi la società digitale sta emergendo come un fenomeno sociale senza confini, orizzontale, totalmente connessa e con una transizione continua tra il mondo virtuale e quello reale.
La Conferenza si è proposta di analizzare la società digitale ed il fatto che essa possa essere ispirata dai 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals –dell’ONU e possa offrire: e-welfare per tutti, energia pulita, economia circolare.
Le nuove tecnologie hanno dimostrato di poter funzionare in termini di superamento del divario tra i paesi avanzati e quelli emergenti, introducendo soluzioni sostenibili per combattere la povertà ed il cambiamento climatico, per promuovere l’economia, per garantire un benessere di base per tutti attraverso i servizi elettronici e preservando, nel contempo, le identità culturali di ogni paese nel rispetto dei diritti umani.
Il Programma Infopoverty ha sperimentato, per esempio, buone pratiche nel campo delle nuove tecnologie per lo sviluppo di comunità svantaggiate, attraverso la creazione di “Villaggi TIC”. Il modello ICT Villages segue un processo di intervento flessibile e facilmente replicabile in molte aree del globo, per fornire diversi servizi volti a promuovere processi di sviluppo endogeno e sostenibile.
di Carlo Marino